Scurdammoce ‘o scudetto, il calcio non è matematica. I tifosi non lo sanno ma Conte sì
La storia si scrive ogni anno. Bisognerà trovare i gol anche stavolta. Sulla carta il Napoli è nettamente più forte ma le criticità non mancano (a voler vederle)

Ni Napoli 28/05/2025 - Festa scudetto Napoli / foto Nicola Ianuale/Image Sport nella foto: bandiera
Scusrammoce ‘o scudetto, il calcio non è matematica. I tifosi non lo sanno ma Conte sì
Lo scudetto 2024-2025 è stata un’impresa, si vero. Ma è il passato. Quello che è successo il 23 maggio è scritto nei libri di storia. Firmato Antonio Conte. Ricordarlo oggi serve a poco. La vera impresa Antonio Conte dovrà farla nella stagione che inizierà il ventitré agosto p.v. al Mapei Stadium. Dopo averla scritta la storia, anche lui, come chi è arrivato secondo, potrà solo leggerla. Il futuro è tutto da scrivere. E con un tricolore sul petto, la cui paternità è indubitabile, diventa tutto maledettamente più difficile. Una volta terminata una stagione, indipendentemente da chi l’abbia scritta, il passato è come un file word danneggiato: di sola lettura (per tutti). Il paradosso tutto partenopeo poi, è che basta uno scudetto solo per percepirsi come i Los Angeles Lakers dello show time, o come i Chicago Bulls del three-peat. Ripetiamo tutti insieme: il futuro è tutto da scrivere, e sarà diverso anche dal passato. Il calcio non è matematica. Le aspettative del tifoso, invece si. Per cui sarà arduo, ad esempio per Scott McTominay, essere esente da critiche. Tutto ciò che sarà sotto i dodici gol non sarà ritenuto soddisfacente. È una legge non scritta del decalogo del consumatore odierno di calcio
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Tornando a Conte, è straniante pensare che il Napoli abbia vinto un campionato per sottrazione e non per addizione. Si è vinto un campionato perché un allenatore “di risultato” come Conte, e non “di consenso” come un De Zerbi qualsiasi, ha preso sulle proprie spalle tutte le responsabilità, chiedendo una sola cosa ai calciatori: giocare a calcio. Alleggerendo di responsabilità il gruppo, facendo tornare ad essere dei calciatori quelli che in dieci mesi sono passati dal paradiso all’inferno. Portandoli di peso oltre i propri limiti. Conte, sa benissimo dall’inizio del ritiro, che lo scudetto è un fardello, e non un “salta la fila” per la Champions League o per vincere senza soffrire. Cosa che hanno sempre anelato i tifosi del Napoli: velleità comprensibile, vista la banlieue nella quale sopravvivono. Sarà difficile da digerire un Napoli ingessato sul finire d’agosto, che non scivolerà via facilmente, come scivolano via gli ultimi spritz dell’estate.
Il Napoli quest’anno dovrà soffrire il triplo
Se possibile, il Napoli quest’anno dovrà soffrire il triplo. Dovrà sudare il triplo. A occhi che guardano, ma che non vedono, sembrerà lampante persino che il Napoli giochi male. Sarà una certezza. Ma dopo il primo anno di contiana juventinità dovrebbe essere chiaro che il Napoli punta a consolidarsi, vincendo, non certo ad essere una squadra bella e simpatica, che si scioglie quando conta. Certamente le prime amichevoli non hanno fatto levare “ohhhh” di meraviglia, sia a Dimaro, che al Teofilo Patini. Meglio cosi. La storia dello scudetto d’agosto, che si incide sulla sabbia, meglio farla scrivere agli altri. Antonio Conte lo sa benissimo. Negli anni ruggenti da calciatore della Juventus, l’Inter estiva vergava indimenticabili pagine di calcio. Ma poi a maggio festeggiava la Juve. E non una sola volta.
Ad oggi il Napoli sembra avere più dubbi che certezze, e alla voce preoccupazioni leggiamo: Alessandro Buongiorno. Fino al fantozziano accidente di dicembre è stata la vera certezza del Napoli. Anche più di McTominay. Iniziata la sua via crucis, interrotta dal “gol” contro l’Inter al San Paolo su un tiro a botta sicura di Dimarco. Il rientro forzato, per esserci nelle ultime partita di campionato, ne ha segnato il percorso. Un’operazione a fine giugno, tenuta ben nascosta dal Napoli, non ha ancora restituito il Buongiorno della passata stagione. Non sappiamo quando, ma soprattutto come tornerà dopo questa lungodegenza. Anche per l’incertezza sui tempi di recupero di Buongiorno, il Napoli si è mosso per la difesa. Consapevole, ancor di più, che è da li che in Italia si vincono i campionati. Gli interrogativi sul futuro fisico di Buongiorno toglieranno certezze a Conte e a Rrahmani, con l’auspicio che i due nuovi riescano a surrogarne l’assenza.
Il Napoli è nettamente più forte rispetto alla passata stagione, se è possibile potrebbe essere ancora più efficace e giocare con ancor meno fronzoli. Kevin De Bruyne, che nelle ultime due stagioni, è stato disponibile nel 35 e nel 50 percento di partite del City, si spera possa essere un fattore per il Napoli anche a scartamento ridotto. Lang nelle prime amichevoli estive ha seminato – per i soliti esperti da ombrellone – diverse perplessità, soprattutto nelle scelte e nei tempi di gioco. Ma c’è tempo e c’è fiducia per tutti i nuovi calciatori, chiamati a un compito difficile: migliorare l’apporto della panchina. Considerando un fisiologico calo di rendimento da chi ha over-performato, vedi McTominay, certamente i gol dovranno venire da altri piedi e da altre teste. L’incostanza di rendimento di Anguissa, e un Lukaku con un anno in più, saranno inseriti alla voce “minaccia”, nella Swot analysis dell’impresa Napoli. Ad oggi l’unico indenne, in un’estate di incertezza è Jack Raspadori, come Andreotti, è l’uomo per tutte le stagioni, spesso uomo del destino. I cui gol hanno indirizzato il futuro del Napoli. Cederlo, non sarebbe esiziale, ma farebbe scorrere all’indietro le lancette dell’orologio biologico del Napoli.