De Gea: «Nel calcio di oggi i giovani neanche ti salutano, non c’è più il rispetto di prima»
A Cronache: «Vedere dei calciatori - che non hanno ancora fatto niente - sentirsi di aver fatto tutto per qualche buona partita... mi pesa. Ne parlo spesso con Mata, siamo di un'altra generazione»

Cm Torino 29/12/2024 - campionato di calcio serie A / Juventus-Fiorentina / foto Crisitano Mazzi/Image Sport nella foto: David de Gea
David De Gea ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di Cronache di Spogliatoio, aprendosi anche su molti temi riguardanti il calcio moderno e il suo ruolo.
De Gea: «Oggi i giovani negli spogliatoi neanche ci salutano»
Di seguito un estratto del suo lungo intervento al canale:
Hai giocato in tantissimi spogliatoi insieme a calciatori molto importanti: stai soffrendo questo cambio generazionale?
«Quando sono arrivato in Inghilterra ero molto giovane. Non parlavo con nessuno. Ho visto due epoche: il rapporto tra calciatori è l’aspetto che più è cambiato nel calcio. È una cosa… che mi pesa abbastanza. Quando ero un ragazzo, arrivavo nello spogliatoio e innanzitutto salutavo: se qualcuno mi parlava, rispondevo, altrimenti stavo zitto e ascoltavo i più grandi, senza disturbare. Ora è tutto diverso: i ragazzi praticamente non ti salutano neanche. Non c’è più il rispetto di prima, credo che si sia perso e sia un altro mondo, totalmente diverso. Negli ultimi anni, anche in Spagna, mi sono sentito fuori posto. Ne parlo spesso con Mata ed Herrera: siamo di un’altra generazione. Mi pesa molto vedere i giovani ragazzi che non hanno ancora fatto niente nel calcio sentirsi di aver già fatto tutto dopo una partita. Fatico a capire questa mentalità.»
Pensi che oggi sia più facile sentirsi giocatore?
«Prima era molto più difficile. Anzi, era quasi impossibile trovare continuità a 17 anni. Mi pesa questo cambio generazionale. Quando sono arrivato in Inghilterra ero molto giovane e anche timido: ora ho molta più esperienza e alla Fiorentina sono praticamente tutti più giovani di me. E quindi cerco di parlare con tutti e aiutarli in ciò che posso, voglio essere un esempio dentro e fuori dal campo. Mi piacerebbe essere un modello per chi mi vede come un veterano.»
È stato difficile continuare a sentirsi giocatore durante il tuo “anno sabbatico”? Perché hai scelto di fermarti?
«Ho vissuto tra Madrid e Manchester. Quando ho sentito di volermi tornare ad allenare per ritrovare la forma, ho iniziato a informarmi per trovare un allenatore dei portieri che mi aiutasse e mi hanno consigliato Craig Ellison e dal primo allenamento il nostro rapporto ha subito preso forma.»
Come ti sei ambientato alla Fiorentina?
«Mi sono ambientato velocemente a Firenze. Dal primo momento mi sono sentito come a casa, soprattutto in questo centro sportivo (il Viola Park, ndr) che è incredibile, così come con la gente. È stato tutto facile: ne parlavo l’altro giorno con alcuni compagni di squadra che è molto difficile trovare strutture come questa. Ce ne saranno due, tre o quattro in Europa. È impressionante. C’è tutto, è pazzesco.»
Cristiano Ronaldo è una “bestia da competizione”: cosa ne pensi?
«Mi ha fatto sorridere […] è una bestia da competizione. Il modo in cui si cura è sensazionale. […] Ce ne sono uno o due nella storia come lui.»
Rooney è stato un attaccante “sovrannaturale”. Che impressione ti ha fatto?
«Un attaccante sovrannaturale. Se ne parla poco. Avrebbe potuto giocare di più, era una bestia. […] Si arrabbiava e trascinava la squadra.»
Con mister Pioli come ti trovi?
«Come dice il mister, bisogna lavorare e farlo bene. Ha uno stile di gioco chiaro […] Possiamo fare una grande stagione.»
Ti piacerebbe tornare in Nazionale?
«Non è una cosa che mi toglie il sonno. [… ] Io faccio del mio meglio, se il ct in qualche momento vorrà chiamarmi, io sono qui. […] Ora nella mia testa c’è solo la Fiorentina: vogliamo fare un buon anno.»