Emma Stone: «Da piccola soffrivo di attacchi di panico, a 8 anni sono andata in terapia»
A Effe: «Da bambina, avevo un fortissimo legame con mia madre, al punto che non l’avrei mai lasciata: temevo le potesse capitare qualcosa se stavo via per troppo tempo»

Cannes 18/05/2024 - Festival del Cinema di Cannes / foto Imago/Image nella foto: Emma Stone ONLY ITALY
Effe intervista Emma Stone per parlare dei sue due uomini: il suo mentore, il regista greco Yorgos Lanthimos, colui che le ha cucito addosso personaggi memorabili come Abigail, la sfrontata ragazzina che seduce la regina Anna nella Favorita, e l’indimenticabile Bella Baxter di Povere creature!, che le ha portato il secondo Oscar dopo quello vinto per La La Land. Il marito, Dave McCary, regista ed ex autore del Saturday Night Live, il programma comico più celebre d’America, sposato in piena pandemia, papà della sua bambina Louise.
Che cosa le piace di Dave?
Normalmente la prima cosa che mi colpisce di un uomo è il cervello. Quando ho conosciuto Dave, invece, il primo pensiero è stato: «Com’è sexy!». Con lui mi diverto moltissimo, ma penso che il nostro rapporto funzioni bene principalmente perché ci bilanciamo: lui ha i piedi per terra, è razionale, sa sempre cosa vuole; io sono più passionale e istintiva.
Che altro condivide con Dave?
La passione per il baseball, le lunghe passeggiate, i libri. Ci piace ascoltare la musica di Taylor Swift, che ha reso le nostre vite «in technicolor», come canta in Bigger Than the Whole Sky.
In passato la sua vita era più in bianco e nero che in technicolor?
In effetti sì. Sto vivendo un periodo splendido della mia vita, questo mi dà il coraggio di affrontare parti complicate, che mettono in discussione l’umanità stessa e i suoi valori. Ma in passato ho attraversato momenti duri, in cui mi sono sentita molto sola.
Quando è successo?
Già da bambina. Ricordo un brutto incidente, quando a sette anni ho avuto un attacco di panico a casa di un amichetto. E poi questi episodi si sono ripetuti, così a otto anni i miei genitori hanno deciso di mandarmi in terapia: ero attanagliata dall’ansia, tanto che mi rifiutavo di uscire di casa, anche solo per andare a scuola.
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Da mamma, come fa a rassicurare sua figlia, cioè a evitare che anche lei possa sperimentare in futuro gli attacchi di panico?
Provo a non essere troppo ansiosa. Da bambina, avevo un fortissimo legame con mia madre, al punto che non l’avrei mai lasciata: temevo le potesse capitare qualcosa se stavo via per troppo tempo, sentivo il bisogno di esserle costantemente accanto. Con mia figlia cerco di essere più aperta e di abituarla a stare anche con altre persone.
Se dovesse dire «grazie mamma», per cosa lo direbbe?
Mia mamma mi ha insegnato a cogliere l’attimo: suo padre è morto quando lei aveva solo ventidue anni e questo le ha fatto realizzare che la vita è breve, ogni occasione va colta, perché non sai mai cosa potrà succedere. E la ringrazio anche per avermi sostenuto quando ho deciso di provare a fare l’attrice. È una donna forte, indipendente, convinta che se si ha un sogno si debba lottare per realizzarlo.