Conte già teme la festa anticipata. Ma al Comune di Napoli c’è già un clima euforico. De Laurentiis, scaramantico com’è, non intende parlare.

A Napoli ci si prepara già per un’eventuale festa scudetto, con le strade che cominciano ad essere popolate da bandiere e striscioni. De Laurentiis in questi giorni parlerà col sindaco Manfredi, ma l’appuntamento sarà principalmente dedicato alla ristrutturazione dello stadio Maradona.
La scaramanzia regna sovrana per lo scudetto: di festeggiamenti se ne parlerà dopo Parma-Napoli
Sulla questione riguardante lo stadio, il Corriere del Mezzogiorno scrive:
Da oggi ogni momento è buono per parlane. Organizzazione dei festeggiamenti – con gli scongiuri del caso – per l’eventuale festa scudetto: se ne riparla almeno tra due settimane. Per scaramanzia, soprattutto. E perché la cosa pare abbia fatto adirare Conte, che non ammette distrazioni e che già teme l’effervescenza in città, dove iniziano a spuntare bandiere e magliette celebrative. Un clima per lo meno euforico si registra anche al Comune di Napoli dove, tra i problemi quotidiani, quelli collegati al Calcio Napoli occupano una buona parte dell’agenda. De Laurentiis ha già dialogato su whatsapp con il sindaco Manfredi per fissare l’incontro. Un vertice quasi decisivo per discutere della riapertura del terzo anello e del restyling dello stadio. E’ anche un momento per un confronto di idee in merito a un’eventuale – con tutti gli scongiuri del caso – festa per il quarto titolo. Di cui ovviamente De Laurentiis non intende parlare, scaramantico com’è. Ed ha ragione da vendere. Siccome la scaramanzia regna sovrana, pur chiacchierandone, ogni decisione è congelata e rinviata almeno a dopo la sfida col Parma in programma il 18 maggio.
Spalletti: «De Laurentiis non chiamò nessuno la sera di Udine»
Il presidente era quello che metteva la ceralacca sulle cose, su tutto, che certificava se una scelta era giusta o meno. Ero stanco di fare battaglie per ogni questione. Che fosse dare una maglia ai giocatori che la chiedevano per i loro figli o il dover cambiare gli alberghi di continuo per i motivi più disparati. Anche in questo, il Sultano sapeva sorprenderci. L’uomo, si sa, è molto estroso. Imprevedibile. Capace di quel ragionamento in più che ti spiazza. Come quella volta, agli inizi della mia storia al Napoli. Il nostro albergo abituale era in corso Vittorio Emanuele. Arriva la Juventus e ci viene comunicato che dobbiamo cambiare «casa». Uno sfratto esecutivo. Noi veniamo dirottati in un altro hotel in centro, scomodo per lo spostamento verso lo stadio, con i naturali dubbi che una mossa del genere può far nascere nei calciatori. Tipo quello che sulle nostre abitudini comandino gli avversari.