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Promemoria per quei tifosi del Napoli che scambiano la lotta scudetto per un addio al celibato

Ricordiamo gli scudetti vinti e persi da Conte all’ultima giornata. Oggi può fare festa solo chi non ha idea di cosa sia lo sport

Promemoria per quei tifosi del Napoli che scambiano la lotta scudetto per un addio al celibato

Promemoria per quei tifosi del Napoli che scambiano la lotta scudetto per un addio al celibato

Da calciatore di scudetti ne ho vinti e ne ho persi all’ultima giornata. So quello che si prova. Ho vinto e perso tanto in carriera, le sconfitte mi hanno segnato molto di più e mi hanno fatto diventare più cattivo nel raggiungere l’obiettivo. Quando perdi ti brucia sulla pelle e te la porti per tanto tempo, oggi mancano tre giornate e non abbiamo fatto niente».

Parole e musica di Antonio Conte che è soprattutto un uomo di sport. E che ora fa l’allenatore del Napoli. Uno che sa benissimo che nello sport non è mai finita finché non è finita. Vale per ogni disciplina. Che sia il calcio, il tennis, non parliamo del basket, della scherma. Tutti gli sport. Non è questione di scaramanzia. È questione di ignoranza. Festeggiare perché a tre giornate dal termine si hanno tre punti di vantaggio è più o meno come festeggiare una vittoria perché si è in vantaggio al decimo del secondo tempo.

Tra le altre cose, colpisce la mancanza di reminiscenza. Già una volta, a quattro giornate dalla fine, i tifosi del Napoli invasero Capodichino per festeggiare la vittoria sulla Juventus e allora la squadra era addirittura sotto di un punto in classifica. Finì malissimo, come tutti sanno. Evidentemente il ricordo del dolore è svanito.

La voglia di festeggiare, come se la lotta scudetto fosse un addio al celibato, è più forte di tutto. C’entra zero con lo sport, con l’agonismo, ma tant’è. Siamo costretti a subire.

In ogni caso vale la pena ricordarli quei due campionati cui ha accennato Antonio Conte. Il primo è il campionato 1999-2000. La Juventus, allenata da Carlo Ancelotti, e con Conte capitano, a tre giornate dalla fine aveva cinque – CINQUE – punti di vantaggio sulla Lazio. E il calendario recitava: Verona-Juventus, Juventus-Parma, Perugia-Juventus. Nulla di irresistibile, anche se allora il Parma era forte. Dall’altra parte, invece, Lazio-Venezia, Bologna-Lazio, Lazio-Reggina. A tre giornate dalla fine, con cinque punti di vantaggio, la Juventus venne battuta, potremmo dire anche asfaltata, dal Verona per 2-0, doppietta di Cammarata che alla Juventus era cresciuto. E così da più cinque si passò a più due. Poi, i bianconeri superarono 1-0 il Parma e infine si andò a Perugia. Partita di cui nel corso degli anni è stato raccontato praticamente tutto. Il nubifragio. La decisione di Collina di sospendere e poi far riprendere. Nel frattempo, la Lazio aveva battuto la Reggina 3-0. A Perugia si riprese e Calori segnò. Alla Juve sarebbe andato bene anche un pari per andare allo spareggio. Non ce la fece. E perse partita e scudetto: da più cinque a meno uno in tre giornate.

Dal 99-2000 al 2001-02. In panchina non c’era più Ancelotti. Al suo posto era arrivato Marcello Lippi. In testa al campionato c’era l’Inter di Cuper e Ronaldo che a tre giornate dalla fine aveva tre punti di vantaggio sui bianconeri (anche in questo caso Conte era giocatore). E anche in questo caso il passo falso cominciò a Verona ma sponda Chievo che fermò i nerazzurri sul 2-2. Mentre la Juve vinse a Piacenza 1-0. A due giornate dalla fine un solo punto di distacco. Penultima giornata nel segno delle goleade: Juve-Brescia 5-0 e Inter-Piacenza 3-1. Si arrivò così al fatidico 5 maggio: Lazio-Inter e Udinese-Juventus. Anche in questo caso si è detto e scritto di tutto. L’autolesionismo di Gresko. Poborski che giocò un tempo quasi da solo perché i laziali sonnecchiavano. Poi, il crollo, le lacrime di Ronaldo, la maledizione di Cuper. E stavolta la gioia di Antonio Conte.

Di esempi ahinoi ce ne sarebbero a decine. Ci limitiamo ai due cui ha accennato l’allenatore del Napoli. Il campionato è lungo. Molto lungo. E va giocato fino in fondo. Chi non ne è consapevole, si tenga lontano dal Calcio Napoli.

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