Al Corsera: «In giunta Coni servono pesi massimi: Binaghi, Barelli, Gravina o Marotta. Malagò? Mi astengo sul giudizio politico»

Gianni Petrucci, presidente della Federbasket, intervistato dal Corriere della Sera a un mese esatto dalla chiusura delle candidature per la successione a Giovanni Malagò al Coni. Il Corriere della Sera lo definisce il grande regista ma anche un sottile provocatore in un’operazione elettorale sempre più complessa e velenosa.
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Il presidente Federbasket Petrucci: «Gravina? Mi astengo dal giudizio»
Cosa va cambiato?
«Prima di tutto il rapporto con la politica. Si deve andare d’accordo e si deve dialogare con il governo anche se non se ne condivide l’orientamento perché il Coni non è più quello di una volta e chi lo presiede non può confrontarsi alla pari con il ministro dello Sport: abbiamo un’autonomia indiretta, di secondo grado. Prima era diverso? Chi vince fa le regole».
Cos’è cambiato?
«La cassa adesso la tiene lo Stato e con lo Stato si deve discutere, specie le piccole e medie federazioni che vivono di contributi pubblici. E poi basta con i trionfalismi fuori ruolo».
Si spieghi, con chi ce l’ha?
«Dicono: siamo bravissimi perché vinciamo sempre più medaglie e quindi meritiamo autonomia. Io dico che sono gli atleti, i tecnici, le società quelli bravissimi, loro sì hanno vinto e ci metto anche lo Stato che li finanzia. Noi federali cerchiamo quindi di fare un passo indietro ed essere meno presuntuosi. Abbiamo un’autonomia di secondo grado, facciamocela bastare».
Così non si rischia di essere succubi della politica?
«E chi lo dice? Franco Carraro, grandissimo presidente del Coni, disubbidì a Craxi e mandò l’Italia ai Giochi di Mosca. Io ho avuto forti discussioni con Melandri, Tremonti, ma abbiamo sempre trovato la sintesi. Quando c’erano tensioni, mi rivolgevo a Gianni Letta, uomo delle istituzioni e amico dello sport. Si chiama diplomazia».
Chi si candiderà alla presidenza cosa dovrà proporre?
«Rottura con il passato nel rapporto con la politica: sì al dialogo, no alla guerra. E infine migliorare l’autorevolezza del Coni inserendo tassativamente dei pesi massimi nella vicepresidenza e in Giunta».
Chi intende per pesi massimi?
«Gabriele Gravina vicepresidente e se lui non può Beppe Marotta. Il calcio ci deve essere in Giunta Coni, ma non scherziamo. Poi devono, e sottolineo devono, entrare due dirigenti come Binaghi e Barelli, che gestiscono alla grande federazioni di successo come tennis e nuoto. Come puoi pensare a un Coni forte e autorevole senza personaggi del loro calibro e del loro carisma?»
E Diana Bianchedi candidata al Coni?
«A me andrebbe bene ma ho visto le facce dei miei colleghi quando è stata proposta in riunione. Mi sembra già caduta nel dimenticatoio».
«Il mio candidato per il Coni? Ho in mente un nome, ma non ve lo dirò mai. Se lo facessi scoppierebbe uno scandalo, finirei al confino come Binaghi e Barelli. Io, Angelo e Paolo: tre amici, tre presidenti di federazione al bar. Già mi danno del Petrucci sfasciacarrozze, figuratevi se mi espongo».
Il suo giudizio su Malagò?
«Promosso per il rapporto umano che ho con lui e per la sua conoscenza dello sport, mi astengo sul giudizio politico. In quanto membro Cio, resterà comunque in Giunta Coni per tanti anni».