I due volti di Sinner: la semplicità e la costante ricerca della perfezione
Incontra il Papa, annichilisce Ruud numero 7 del mondo, allo stesso tempo non smarrisce l'umiltà e l'educazione

This photo taken and handout on May 14, 2025 by The Vatican Media shows Pope Leo XIV during a private audience with Italy's tennis player Jannik Sinner, in The Vatican. (Photo by Handout / VATICAN MEDIA / AFP) / RESTRICTED TO EDITORIAL USE - MANDATORY CREDIT "AFP PHOTO / VATICAN MEDIA" - NO MARKETING - NO ADVERTISING CAMPAIGNS - DISTRIBUTED AS A SERVICE TO CLIENTS
I due volti di Sinner: la semplicità e la costante ricerca della perfezione
Dopo più di cento giorni dalla sua squalifica da parte della Wada per l’assunzione infinitesimale di una pomata dovuta ad incuria del fisioterapista, è tornato a calcare i campi rossi di polvere di mattone Jannik Sinner, forse oggi l’atleta più iconico del panorama tennistico globale. Il tennista di San Candido è dappertutto: dai colossi digitali alla pasta, appone il suo sigillo incrociato su tutto il mondo della pubblicità. Sui social e su Instagram pullulano chat di fans ed anche il mondo del cattivo giornalismo insieme al mondo dei fake non rinuncia al suo onoma che è una delle tante porte aperte del mondo del marketing digitale.
Il peccatore più limpido che si sia mai visto ha anche incontrato il neo Papa Leone XIV e l’evento organizzato dal rampante Binaghi della Federtennis è apparso come qualcosa di naturale: in fondo si sono incontrati il Papa laico dello sport con un’immagine universale ed il Sommo Pontefice, capo della Chiesa cattolica, che si assume universale già dalla sua etimologia. Al di là di questo evento il Sinner visto al rientro contro Caspar Ruud è apparso come un personaggio di un gioco elettronico talmente disarmante è stato il suo gioco d’incontro aggressivo e senza redenzione per il povero malcapitato numero 7 norvegese dell’Atp.
Sinner è un potente motore immaginativo per i nostri giovani
Quello che stupisce dell’atleta altoatesino è la sua capacità di lavorare incessantemente per il raggiungimento della sua perfezione tecnica ed agonistica, e ciò stride a contrario con quella sua quasi ingenua capacità comunicativa che ce lo restituisce come un ragazzo timido e ben educato che non ha ancora compiuto i suoi ventiquattro anni di età. “Sono bravo solo a giocare a tennis, non posso salvare nessuno… “, ha chiosato recentemente in un’intervista, ma questa sua capacità di impegno umile che l’ha portato ad essere il primo numero uno al mondo italiano dell’era Open è un potente motore immaginativo per tutti quei giovani spaesati che nel nostro Paese sono visti solo come un’entità sociologica da aggettivare negativamente. Con una politica lontana dalla cosiddetta gente e un futuro sempre più non luogo il simbolo Sinner è una speranza non solo per il nostro Pil ma anche una forza emulativa forte per tutti noi.