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Cinque domande ad Antonio Conte, tra cui: perché critica la società in un momento così delicato?

Il professor Sergio Sciarelli gli chiede: perché ha dato l’ok a giocatori che non utilizza? Perché tutti questi infortuni? Perché pochi e tardivi cambi?

Cinque domande ad Antonio Conte, tra cui: perché critica la società in un momento così delicato?
Db Venezia 16/03/2025 - campionato di calcio serie A / Venezia-Napoli / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Antonio Conte

Signor Conte, perché critica la società in un momento così delicato?

Dopo una partita inguardabile, risolta per la prodezza forse dell’unico giocatore di livello internazionale che abbiamo e senza conoscere il risultato di Bologna-Inter, che per il momento ci vede in testa alla classifica, pare opportuno fare maggiore chiarezza sul ruolo di Conte, soprattutto, in chiave futuro. Un tifoso tecnicamente meno preparato, come chi come me ha avuto poco tempo da dedicare al calcio, si pone alcuni punti di domanda che meriterebbero una risposta convincente da parte di uno dei più apprezzati allenatori italiani.

1. Perché a questo punto così delicato del campionato, Antonio Conte fa delle esternazioni che possono essere considerate delle critiche alla gestione della società (a “Napoli certe cose non si possono fare”, perché avere fatto l’errore di vendere Kvara) con la quale ha un contratto fino al 2027 che vorrà rispettare o che già può fare immaginare scelte diverse?

2. Perché ha dato parere positivo all’ingaggio di calciatori mai utilizzati o impiegati per pochi spiccioli di partita ( Marin, Okafor, Billing, Neres)?

3. Perché sembra insistere su un gioco lezioso e poco divertente (partenze dal basso e una serie di passaggi laterali o all’indietro) rispetto a moduli di gioco contrassegnati da velocità, profondità e variabilità di schemi?

4. Perché in questo anno gli infortuni muscolari ai giocatori (quindi non provocati da traumi di gioco) sono stati una costante sicuramente molto negativa soprattutto per giocatori impegnati in una sola competizione?

5. Perché, a differenza di altri allenatori, propende per sostituzioni a volte tardive e sempre alla spicciolata, insistendo sugli stessi uomini in evidenti carenze di fiato o non in giornata e non creando l’impatto necessario per cambiare l’andamento di partite che si potevano forse chiudere senza conseguenze negative o senza troppi pareggi?

Di fronte a interrogativi che, se sciolti, potrebbero rappresentare un buon contributo alla conclusione di un campionato certo eccellente nei risultati e a comprendere meglio le intenzioni future di Conte, vanno sottolineati senza riserve i meriti di chi, con l’aiuto di uno staff di ottimo livello, è riuscito a fare dimenticare i disastri dello scorso campionato, a ricostruire uno spogliatoio inesistente, a portarci ad una posizione di preminenza di fronte a competitori con organici nettamente superiori al nostro (Inter, Juventus, Milan, Atalanta), a creare un” feeling” con la città e con i suoi sostenitori.

Non possiamo quindi augurarci che rimanga al Napoli magari auspicando due cambiamenti decisivi per la costruzione di un futuro maggiormente condiviso con società e tifosi: valutare l’importanza di essere protagonisti di una gestione rispettosa delle regole di bilancio e finirla di rimpiangere la cessione, attuata o i itinere, di giocatori come Kvara e Osimhen che, a doti tecniche eccezionali abbinano una altrettanto eccezionale avidità di danaro non li fa meritare il privilegio di restare in una squadra che, in un ambiente straordinario, rappresenta una città come Napoli.

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