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Morata: «Vorrei aiutare tanti giovani che soffrono di attacchi di panico e non sanno come affrontarli»

«Ho passato gran parte della mia carriera a lottare contro me stesso. Adesso sono nella parte finale ed è complicato, ma cerco di pensare al fatto che sono il capitano della Spagna e devo essere forte».

Morata: «Vorrei aiutare tanti giovani che soffrono di attacchi di panico e non sanno come affrontarli»
Db Milano 17/08/2024 - campionato di calcio serie A / Milan-Torino / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Alvaro Morata

Alvaro Morata è stato l’ultimo protagonista del format “24 ore con un calciatore professionista”, pubblicato dallo youtuber spagnolo Rodrigo Faez sul suo canale. Un video in cui l’attaccante del Milan ha svelato dei retroscena interessanti sulla sua carriera, come uno speciale incontro con Ronaldo il Fenomeno e alcuni aneddoti sulle cose più particolari successe negli spogliatoi dei club più importanti d’Europa.

Morata aveva soltanto 18 anni quando si è ritrovato in casa di Ronaldo a fissare i cimeli più preziosi legati al mitico Brasile del 2002: l’aneddoto più folle dell’attaccante del Milan risale alla sua giovinezza e al regalo inaspettato che suo cugino ha deciso di fargli per la maggiore età. Era ancora un giocatore in rampa di lancio, pieno di sogni e ambizioni, quando ha avuto l’occasione di trascorrere del tempo con il Fenomeno a casa sua, incredulo di tutto ciò che stava accadendo.

L’attaccante classe 1992 ha parlato così del suo primo incontro inaspettato con Ronaldo il Fenomeno: «Per i miei 18 anni mio cugino mi ha regalato una serata con Ronaldo Nazario, ‘Il Fenomeno’. Lui lo conosceva e siccome per i tanti impegni era molto difficile andare insieme a cena o pranzo, allora mi disse che avremmo bevuto qualcosa dopo cena con Ronaldo. Siamo finiti a casa sua pre prendere qualcosa»

Ma non è finita qui, perché lo spagnolo non è tornato di certo a casa a mani vuote. Alla fine della serata il suo bottino è stato sorprendente ed è riuscito ad accaparrarsi un pezzo di storia:

«Ricordo che entrai in una stanza e c’era la maglia della finale del Mondiale 2002, le scarpe, il Pallone d’Oro… ci sono rimasto un’ora. Guardavo tutto e pensavo che non fosse possibile. Mi disse ‘prendi quello che vuoi… mi fa molto piacere regalartelo perché sei una persona davvero buona’. E mi regalò la maglia del Mondiale 2002 e delle scarpe. Voleva anche regalarmi la replica del Pallone d’Oro».

Spazio poi al racconto di alcune delle cose più strane successe in spogliatoio nella sua decennale carriera tra Real Madrid, Juventus, Chelsea, Atletico Madrid e Milan: «La cosa più pazzesca che ho visto? Un compagno ha chiesto a un altro di radergli il fondoschiena…Oppure un altro che si addormenta mentre l’allenatore parlava». Sul suo più grande sogno: «Vorrei vincere un Mondiale.L’avversario più difficile? Virgil van Dijk, invece come futuro campione dico Francesco Camarda».

Morata sulla storia del Milan

Morata ha parlato della storia del club rossonero: «E’ incredibile, quando sono arrivato qui ho pensato ai grandi calciatori del passato come Ronaldinho, Ronaldo, Baresi, Maldini, Van Basten e molti altri»

Su Kakà: «Mi ha aiutato tanto quando ero molto giovane. Era una ragazzo normale, ancora oggi lo sento spesso».

Il calciatore ideale di Morata: «Piede destro di Cristiano Ronaldo e sinistro di Messi. Colpo di testa di Fernando Llorente, difesa di Sergio Ramos, leadership di Koke, personalità di Neymar e riflessi di Casillas. Come allenatore scelgo De La Fuente».

 I suoi gusti musicali: «Ascolto molte canzoni d’amore sempre, la musica italiana mi piace. I miei preferiti sono Eros Ramazzotti e Tiziano Ferro. Poi prima delle partite per rilassarmi ascolto regaetton, techno e pop».

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Sull’importanza della salute mentale: «Non mi sono mai vergognato a parlare delle mie difficoltà. Ho capito le cose realmente importanti nella mia vita. Sono uno dei pochi calciatori che si è aperto tanto, non mi importa del giudizio delle persone. Voglio solo aiutare più persone possibili, la maggior parte dei giovani soffrono di attacchi di panico e non sanno come affrontarli. Ho passato gran parte della mia carriera a lottare contro me stesso. Adesso sono nella parte finale ed è complicato, ma cerco di pensare al fatto che sono il capitano della Spagna e devo essere forte».

 

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