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Non si può ridurre Pogacar a una zuppa di dati e sostanze chimiche (Guardian)

È il modo più noioso di apprezzare il ciclismo. Pogacar ha vinto il Mondiale alla sua maniera, con un colpo di teatro impossibile solo a pensarci

Non si può ridurre Pogacar a una zuppa di dati e sostanze chimiche (Guardian)
Winner Slovenia's Tadej Pogacar celebrates during the podium ceremony of the men's Elite Road Race cycling event as part of the UCI 2024 Road World Championships, in Zurich, on September 29, 2024. (Photo by Fabrice COFFRINI / AFP)

Pogacar ha vinto il Mondiale come solo lui poteva fare, con un colpo di teatro impossibile solo a pensarci. Fuga a 100 kilometri dall’arrivo, una mossa impensabile per un normale ciclista professionista. Non per lui. “Lui partescrive Liew sul Guardian. Il giornalista inglese rimane stupito del capolavoro dello sloveno, meravigliato come un bimbo che guarda la neve per la prima volta . “E per i primi secondi dopo che Tadej Pogacar lancia l’attacco in solitaria, nessuno riesce a crederci. Lui parte. «Mossa suicida», borbotta Evenepoel a van der Poel accanto a lui“. L’attacco a 100 km a Zurigo è per tutti un suicidio sportivo. Per tutti tranne Pogacar.

Pogacar possiede il senso di ragno

Forse la prima cosa da dire sulla mossa rivoluzionaria di Pogacar è che non era del tutto pianificata, ma non era nemmeno del tutto imprevista“. Ha lanciato l’idea alla sua squadra così, senza nemmeno pensarci tanto. Come un’idea buttata lì. «Ho pensato che stesse scherzando», ha ammesso Wellens, suo compagno di squadra.

Lo sloveno non è nuovo a questi colpi di coda. Quest’anno, prima della Strade Bianche, ha attaccato sul Monte Sante Marie, a 81 km dal traguardo, e lo ha detto sorridendo, e così nessuno lo ha preso sul serio. Il coup de théâtre, Pogacar, ce l’ha sempre nella manica. “Puro istinto di gara, il senso di ragno che ti dice che i tuoi rivali stanno dormendo un po’, e il gruppo in fuga sta iniziando a consolidare il proprio vantaggio, e ora è il momento, quindi vai, vai e basta. E le gambe si sentono bene, e il divario si apre un po’ più facilmente di quanto ti aspettassi, quindi continui ad andare“. Pogacar ha definito il suo attacco di domenica “stupido”, ma forse un termine migliore è “senza senso”: come se in un determinato momento il corpo prenda il sopravvento sulla ragione, sulla testa.

Ci sarà sempre chi lo accuserà ma poco importa: abbiamo bisogno di credere in lui

Non si tratta solo di registrare le statistiche. Pogacar dà sempre la percezione di essere imbattibile, “genera impotenza nei suoi rivali, dà la convinzione di poter vincere quando vuole e come vuole“. Ovviamente si cerca di dare una spiegazione logica e scientifica a questa percezione di impotenza. Si analizzano i dati, i watt generati, le pedalate, i valori del sangue anche per evitare spiacevoli sorprese poi, “data la storia di questo sport. La storia del ciclismo è un libro che brucia i suoi eroi, e quindi la maggior parte dei tifosi più devoti vive in una sorta di incredulità condizionata: più diventa incredibile, più abbiamo disperatamente bisogno di crederci“.

Nel ciclismo e con Pogacar, “la fede dello spettatore viene allo stesso tempo rafforzata e messa alla prova. Più si guarda, più lo spettacolo sembra irreale e tuttavia, allo stesso tempo, più diventa seducente“. Pogacar non ha mai fallito un test antidoping, non è mai stato realmente oggetto di alcun sospetto. I critici non mancano e non mancheranno. “Ma francamente – scrive Liew – niente di tutto ciò mi ha mai minimamente interessato, e non per indifferenza verso la scienza o la moralità sportiva, ma perché ridurre Pogacar a una zuppa di numeri e sostanze chimiche è davvero il modo più ristretto e noioso di apprezzarlo; il modo più noioso di apprezzare lo sport”.

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