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Silvio Orlando: «Spero che il turismo non cambi l’anima di Napoli, non ci riuscirono colera, nazisti e terremoto»

A Repubblica: «A Napoli devo tutto. Ma la rifuggo, perché spesso è un luogo dove si disperde il proprio talento»

Silvio Orlando: «Spero che il turismo non cambi l’anima di Napoli, non ci riuscirono colera, nazisti e terremoto»

Silvio Orlando: «Spero che il turismo non cambi l’anima di Napoli, non lo fecero colera, nazisti e terremoto»

Repubblica intervista l’attore tra i protagonisti di “Parthenope” il nuovo film di Paolo Sorrentino che sarà proiettato in anteprima dal 19 al 25 settembre e andrà in sala dal 24 ottobre. Silvio Orlando tra l’apocalittico e il passatista.

Altri snodi importanti per Napoli?
«La storia di Napoli è fatta di tante docce fredde e tanti momenti. Ecco, l’alta velocità è stata una svolta per la città. Bastava poco, mettere un paio di binari funzionanti e si arriva da Roma in un’ora e un quarto a Napoli. Il treno veloce ha cambiato il volto della città, nel bene e spero non nel male, nel senso che poi il turismo non è un basso prezzo da pagare. Spero che dove non è riuscito il terremoto, dove non sono riusciti i nazisti, dove non è riuscito il colera, non sia proprio il turismo a riuscire a cambiare l’anima della città: il turismo cerca la bellezza e poi la distrugge».

Il colera?
«C’ero anche lì. E l’ho preso. Ricordiamoci che il colera ha fatto trenta morti, non ha avuto numeri grandissimi. Se ne parla perché è stato utilizzato parecchio per denigrare i napoletani, calcisticamente parlando».

Come si è arricchito il suo sentimento per Napoli, dopo il film?
«A Napoli devo tutto. Ma la rifuggo, perché spesso è un luogo dove si disperde il proprio talento. Non la si può vivere a mezzo servizio, nei week-end. Forse nell’ultima parte della vita, chissà, mi farò tentare mie radici. Perché le radici sono importanti».

Quando Silvio Orlando disse: «Napoli ti smorza le ambizioni»

Il Corriere del Mezzogiorno ha intervistato l’attore Silvio Orlando

Napoli è una città che non afferri mai e quando pensi di averla presa, ti sfugge tra le mani. E’ allo stesso tempo bella ed infernale. Napoli non si può occupare di tutti i suoi figli. Ti dà e poi ti spinge a mettere a frutto altrove quello che ti ha donato. E’ così bella che ti vizia e ti fa bastare quello che hai. In qualche modo questo suo fascino ti spinge a smorzare le tue ambizioni. E, invece, abbandonandola, sei costretto a confrontarti con il mondo.

Ha conquistato la nomination ai David con «Lacci» di Daniele Luchetti, tratto dal romanzo di Starnone. Del quale dice:

Starnone è un intellettuale che sta attraversando una fase pessimistica. E’ convinto che l’arte debba innescare disagio e chi ha voglia di star bene, debba andare in farmacia.

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