Combatte l’acido lattico, lo capirono all’Acqua Acetosa negli anni 80. Lo usava anche Gelindo Bordin. Ormai lo usa l’80% degli atleti di resistenza

E’ una specie di doping legale. Ormai l’80% degli atleti di sport di resistenza usa il bicarbonato. Ne scrisse tempo fa già il Telegraph, ci torna con due pagine intere il giornale spagnolo Abc. Perchè – è lo spunto – Primoz Roglic, il ciclista sloveno che ha appena vinto la Vuelta, collabora da anni con l’azienda svedese Maurt e partecipa come volontario ai loro studi sull’utilizzo del bicarbonato come ausilio della prestazione, grazie ad una tecnologia esclusiva che permette di incapsularne le particelle in un idrogel in modo da non danneggiare il tratto digestivo. Ovviamente dove se lo sono “inventato”, il doping-bicarbonato? In Italia, racconta Abc, all’Acqua Acetosa. Nientemeno nel 1986 un medico spagnolo in visita prese spunto e cominciò a testarlo in Spagna.
Mathieu Heijboer, supervisore della prestazione fisica di Roglic quando era nel team Jumbo-Visma, spiega che il bicarbonato di sodio “aiuta soprattutto negli sforzi esplosivi. Quindi per le cronometro e gli arrivi con uno sprint in salita è vantaggioso. Scegliamo sempre i momenti in modo molto consapevole. Roglic e Van Aert lo prendono circa 15 volte l’anno. Questa è la frequenza consigliata”.
A Parigi ha ammesso di usarlo la medagli d’oro degli 800 metri, il canadese Arop, al termine di un secondo giro impressionante. In Spagna è ormai molto diffuso nell’atletica d’elite. Lo usa lo specialista dei 3.000 siepi Dani Arce, così come sui 1.500 Mario García Romo e Adel Mechaal.
Abc spiega che sono 40 anni che la “chiave è la lotta contro il temuto acido lattico nei muscoli. È l’ossessione degli sport molto impegnativi, quando il muscolo viene messo alla prova fino a raggiungere i suoi limiti. Preparatori e fisiologi dell’attività fisica continuano a puntare sull’effetto tampone, sul contrasto all’azione dannosa dell’acidità negli atleti, quei dolori alle gambe che impediscono ad atleti e ciclisti di mantenere ritmi elevati nelle fasi finali di una competizione”.
Il dottor Pedro Celaya, ex medico di squadre ciclistiche come Fagor, Motorola, Us Postal, Once, Discovery, Astana e Radioshack, un esperto in fisiologia dello sforzo, dice che “l’acidità che si genera nel muscolo come la conseguenza dello sforzo deve essere neutralizzata. Sempre. Il bicarbonato, che non è mai stato proibito, è arrivato nel ciclismo nel 1985 e con esso si ottiene un’acidità regolata, che genera meno fastidio e meno dolori muscolari. C’è anche un effetto mentale, per l’atleta altamente allenato è molto importante rimuovere la sensazione di disagio e sofferenza. Prima veniva usato per via parenterale (tramite un’iniezione) ed era più efficace, ma quella via è stata vietata nel 2010 e da allora è stata usata esclusivamente per via orale”.
“Sono stati i fisiologi italiani a rendere di moda il bicarbonato negli anni Ottanta. I maratoneti in Italia hanno cominciato ad usarlo con ottimi risultati, come il campione olimpico di maratona Gelindo Bordin,” dice Dionisio Alonso, prestigioso coach di atleti come il mezzofondista Jesús España o il maratoneta Alberto Juzdado. “Lo abbiamo utilizzato molto anche in gara, sciolto nelle bevande al ristoro della maratona, insieme agli aminoacidi ramificati. L’abbiamo utilizzato anche negli allenamenti in cui si sarebbe generato molto acido lattico, per tamponare. Ben diluito, un cucchiaino ogni 200 ml, è solitamente ben tollerato“. Anche perché se non lo si usa bene può causare diarrea e problemi a lungo termine ai reni.