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Invece di polemizzare su Sinner e Montecarlo, parliamo dell’iniquità del sistema fiscale italiano (il Foglio)

L’Italia ha pacchetti fiscali straordinariamente convenienti per pochi fortunati e calpesta gli altri. Così se ne vanno sia i Sinner sia i Brambilla

Invece di polemizzare su Sinner e Montecarlo, parliamo dell’iniquità del sistema fiscale italiano (il Foglio)
Roma 31/01/2024 - Jannik Sinner al Colosseo / foto Giampiero Sposito Ufficio Stampa FITP/Image Sport nella foto: Jannik Sinner

Sul caso Sinner-Montecarlo il Foglio pubblica un interessante articolo che bypassa la retorica e va alla sostanza della vicenda:  ossia il funzionamento del sistema fiscale italiano. L’articolo è a firma Serena Sileoni e Carlo Stagnaro. Ne pubblichiamo alcuni stralci.

Scrive il Foglio:

Andarsene non è segno di un “malcostume diffuso” (come ha detto Aldo Cazzullo) ma semplicemente l’esercizio di un basilare diritto a trasferirsi dove si vuole e dove si è voluti. Chi ritiene il contrario e punta il dito contro chi fa la scelta di Sinner, dovrebbe tenere in considerazione due questioni.

Se esistono i paradisi fiscali, il nostro è un inferno

La prima è che l’emigrazione fiscale è un freno alla voracità di quegli stati che, chiamando paradisi fiscali gli altri, definiscono se stessi inferni.

La seconda è che prima di condannare i regimi fiscali altrui come sirene dal bel canto dovremmo ricordarci che anche il nostro sistema fiscale ha tentato e tenta continuamente di trasformarsi da pescecane a sirena. Fuor di metafora, l’Italia ha nel proprio sistema tributario svariati (e iniqui) privilegi nati proprio per attirare i soggetti ad alto reddito: dagli incentivi per il rientro dei cervelli alla cosiddetta flat tax (l’imposta forfettaria da 100 mila euro per i paperoni che si trasferiscono in Italia), il nostro fisco non si fa mancare nulla, e ha nei confronti dei milionari un atteggiamento opposto rispetto a quello, truce, che usualmente manifesta verso le persone e le aziende normali.

Vanno via sia i Sinner sia i Brambilla

Ed è proprio questa la chiave per capire quello che manca all’Italia: un pizzico di normalità, cioè la disposizione a trattare i contribuenti da esseri umani e a riconoscere che ciascuno fa le proprie scelte sulla base di molteplici motivi. Come nei rapporti interpersonali, è buona norma mettersi allo specchio prima di giudicare i regimi fiscali altrui.

Se l’Italia vuole soffrire un po’ meno la concorrenza di Montecarlo – e attirare non tanto i Sinner, che forse andrebbero lì comunque, ma i Brambilla, i Parodi e i Caputo – allora dovrebbe forse smettere di costruire pacchetti fiscali straordinariamente convenienti per pochi fortunati, calpestando gli altri. Dovrebbe cioè sforzarsi di restituire un poco di coerenza e razionalità al nostro sistema tributario. Se tutto ciò non accade, non è colpa del principe di Montecarlo: è solo, sempre e unicamente colpa nostra.

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