Emanuela Audisio: «Come se fosse stata una meteora. Nessuno ne conosce la programmazione, forse la Federazione dovrebbe occuparsene»

Jacobs è un caso. L’altra sera, a Parigi, alla Diamond League, ha corso in 10″ e 21 ed è arrivato settimo. Su Repubblica Emanuela Audisio scrive:
È alla quarta sconfitta consecutiva del 2023. Tanto da far pensare a un caso Jacobs di cui sarebbe bene che la federazione si occupasse. L’atleta era fragile prima, da saltatore in lungo, ed è fragile ora da sprinter. Ci sta, non è colpa sua. Ma ad un anno dai Giochi di Parigi c’è un campione olimpico azzurro dei cento metri (il primo) che naviga a vista, di cui nessuno conosce i programmi, lo stato di forma, l’allenamento. Il suo crono non è competitivo, il più veloce degli azzurri con 10″13 ora è Ceccarelli. E’ vero che non si può sempre vincere e che oggi anche l’atletica funziona come il tennis: ogni campione ha il suo team dedicato e si gestisce per conto suo, ma il fatto che nessuno conosca la sua programmazione, che fino all’ultimo le sue partecipazioni siano un rebus, che ogni volta ci sia un punto interrogativo (corre? non corre?), che ormai all’estero nessuno lo prenda in considerazione, giusto un titoletto (“Jacobs piano”) è sintomo di qualcosa che non va. Jacobs nel mondo è sempre più invisibile. Quasi fosse una meteora che ha attraversato il cielo per caso. E’ un peccato.