Leclerc: «La moda è un modo di esprimersi senza parlare» 

A Sportweek: «Quando mi vesto mi faccio guidare dall’umore della giornata, da come mi sento. Vestirsi è un modo di far capire qualcosa con la propria immagine».

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Spielberg (Austria) 10/07/2022 - gara F1 / foto Press Office Scuderia Ferrari/Image Sport nella foto: Charles Leclerc

Sportweek, settimanale della Gazzetta dello Sport, intervista il pilota Ferrari Charles Leclerc. Il tema è la moda ed il suo gusto per l’abbigliamento. Leclerc spiega che cos’è per lui la moda.

«Un modo di esprimersi senza parlare. L’ho capito quando ho cominciato a viaggiare in ogni parte del mondo, grazie alla Formula 1, visitando nazioni e città che prima non conoscevo. Mi sono accorto che il vestirsi bene aveva un significato diverso a seconda delle varie culture e tradizioni. È stato allora che la moda ha iniziato davvero a interessarmi, direi a partire dal 2017, anche se mi è sempre piaciuta».

Da quel momento, ha iniziato a frequentare le sfilate, poi è diventato testimonial di Giorgio Armani. Leclerc cura con molta attenzione anche la grafica dei suoi caschi da gara.

«La creazione dei caschi è frutto di un lavoro congiunto fra me e Adrien Paviot, un designer molto bravo».

C’è qualche dettaglio dell’abbigliamento da pilota a cui fa più attenzione? Leclerc:

«In questo caso la vestibilità è un aspetto tecnico prevalente rispetto all’estetica. Noi abbiamo due tute. Una per le presentazioni e i filmati, più aderente e bella da vedere, e l’altra più larga e comoda da usare quando guidiamo la Formula 1. Bisogna infatti evitare restrizioni nei movimenti e non avere fastidi durante le due ore di gara, in cui si suda tanto. Anche la scelta dei materiali è fondamentale. Il supporto della Puma ci garantisce tutto questo».

Ha qualche preferenza per scarpe e guanti?

«Mi piace che le scarpe abbiano la suola molto sottile, per percepire ogni sensazione quando schiaccio il pedale dell’acceleratore o del freno, mentre non ho esigenze particolari sulle mani. In quanto al colore, non sbagliamo mai perché siamo sempre in rosso…».

Ha qualche portafortuna da cui non si separa? Leclerc racconta:

«Ne avevo da ragazzino. Mia nonna cuciva sempre una croce dentro le mie tute sotto ai marchi degli sponsor, ma poi questa tradizione è sparita da quando lei non c’è più».

In che modo sceglie gli abiti da indossare tutti i giorni?

«C’è una parte di me molto classica, che cerca semplicità e comodità, e un’altra più creativa che mi porta a giocare ricercando capi streetwear. Mi faccio guidare dall’umore della giornata, da come mi sento, perché vestirsi è un modo di far capire qualcosa con la propria immagine».

Colori preferiti o che invece non metterebbe mai? Leclerc:

«In questo periodo preferisco grigio, beige e bianco. Non sono un grande amante del fucsia, nel senso che non mi vedrei vestito tutto in fucsia, ma ho già indossato anche quello».

Vedremo una linea di abbigliamento sua come ha fatto Hamilton?

«Avevo dato inizio al progetto, ma mi sono fermato. Magari in futuro».

Con Lewis Hamilton parlate mai di moda? Leclerc:

«Qualche volta discutiamo dei marchi che ci piacciono. Lui ha davvero buon gusto e tanto coraggio a mostrarsi con i look più strani quando arriva ai circuiti».

Perché è felice correndo? Leclerc:

«Per l’adrenalina e perché in pista mi sento libero».

Che cosa significa essere l’eroe di tanti giovanissimi?

«Ogni volta che vengo a Maranello, fuori alla fabbrica della Ferrari ci sono sempre ragazzini che mi aspettano. Negli ultimi anni la Formula1 ha ritrovato popolarità, anche grazie a Netflix. È bello vedere lo sguardo di un bambino che si illumina quando facciamo una foto. Basta un piccolo gesto, che non costa fatica, per dare gioia agli altri».

Si sente un esempio da seguire? Leclerc:

«Io provo a essere me stesso, comportandomi bene, se poi questo può servire da ispirazione per chi mi osserva, ne sono felice».

 

 

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