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Fritz: «Il tennis negli Usa nessuno se lo fila, piace solo ai vecchi perché siamo gente noiosa»

E così sperano che Netflix faccia il miracolo con una docu-serie tipo “Drive to survive”. Il Telegraph: “L’uniformità e il perbenismo sono soffocanti”

Fritz: «Il tennis negli Usa nessuno se lo fila, piace solo ai vecchi perché siamo gente noiosa»
2022 Londra (Inghilterra) - Wimbledon / foto Imago/Image Sport nella foto: Taylor Fritz ONLY ITALY

Il tennis negli Stati Uniti sta messo così male che è dovuta intervenire Netflix. Il 13 gennaio esce (anche in Italia) “Break Point”, la docu-serie che spera di fare al tennis quel che Drive To Survive ha fatto per la Formula 1. E’ un meccanismo ormai rodato: spettacolarizzare il dietro le quinte per far affezionare un pubblico sempre più disaffezionato. Dieci episodi e un po’ di rinomati protagonisti seguiti passo passo nel Tour: Matteo Berrettini, Felix Auger-Aliassime, Paula Badosa, Taylor Fritz, Ons Jabeur, Nick Kyrgios, Casper Ruud, Aryna Sabalenka, Maria Sakkari e Ajla Tomljanovic, Thanasi Kokkinakis, Sloane Stephens, Iga Swiatek, Frances Tiafoe, Stefanos Tsitsipas, e qualche ex di supporto tipo Maria Sharapova, Andy Roddick e John McEnroe.

Taylor Fritz ha confessato al Telegraph che forse non lo guarderà. Perché, dice, “ho paura. Ho paura di come le cose possano essere state tagliate nel montaggio. Soprattutto perché non ho cercato affatto di filtrarmi. Sì, ho cercato di essere molto, molto genuino. Ma loro possono tagliare le cose come vogliono. È come con Nick Kyrgios. Potrebbero tagliare lo show per far sembrare Nick un ragazzo straordinario. O potrebbero tagliarlo per farlo sembrare il cattivo, cosa che potrebbero fare solo perché è così che lo vedono molte persone nel tennis”.

Verstappen aveva sottolineato esattamente questo punto riguardo a Drive To Survive. Ma la serie di Netflix “è stata la cosa migliore che sia accaduta alla Formula 1 da quando Prost e Senna hanno bloccato le ruote a Suzuka nel 1989”, scrive il Telegraph. “Ha portato milioni di nuovi fan, con un’alta rappresentanza in America e molti under 45. E si dà il caso che questi siano gli stessi dati demografici in cui il tennis potrebbe utilizzare per un’iniezione di carburante”.

Per chi è cresciuto con Sampras e Agassi, per non parlare della generazione precedente di McEnroe e Connors il dato interessante è quello che sottolinea Fritz: “Quello che molte persone non capiscono è che, negli Stati Uniti, il tennis è sconosciuto. Quando veniamo in Europa e usciamo a fare delle cose e c’è sempre qualcuno che ci riconosce e chiede una foto. E questo non accadrebbe mai negli Stati Uniti”.

Tennis Channel s’è ridotta a trasmettere il pickleball – una versione “imbastardita” in piccolo del tennis che negli Stati Uniti ha avuto lo stesso successo che ha avuto il padel in Italia – prima della finale del torneo WTA di Washington. Come traino.

E Fritz dice anche che il declino della popolarità del tennis potrebbe essere collegata alla cultura della civiltà e del rispetto che ora domina spogliatoi. McEnroe e Connors, con loro sì che ci si divertiva. “Il tennis è un gioco vecchio… la base dei fan è molto più vecchia e tradizionalista”.

Il Telegraph scrive che “è quasi come se gli ultimi due decenni avessero scritto una nuova clausola – “non parlare male dei tuoi pari” – nel codice di condotta non scritto dei giocatori. Il principio della sportività è ammirevole, e quando hai tanto da dire come Federer, non c’è bisogno di tirare merda. Ma qualsiasi tipo di uniformità alla fine diventa soffocante, non importa quanto ben intenzionata sia”.

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