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Severgnini sui fatti di San Siro: imbarazzante la reticenza dell’Inter e dei suoi giocatori

Sul CorSera. “Quello che è accaduto è vergognoso”. I tifosi interisti hanno paura, ma si facciano sentire. Alla politica fa comodo un luogo dove si sfoghi l’aggressività

Severgnini sui fatti di San Siro: imbarazzante la reticenza dell’Inter e dei suoi giocatori
Db Milano 29/10/2022 - campionato di calcio serie A / Inter-Sampdoria / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: curva tifosi Inter

Quello che è accaduto sabato sera a San Siro è vergognoso“. Beppe Severgnini prende posizione sull’estromissione dei tifosi interisti dallo stadio milanese, sabato, ad opera degli ultras della Curva Nord. Lo fa sul Corriere della Sera. E critica anche l’Inter, che ha aspettato due giorni per parlare di quanto accaduto (il club nerazzurro lo ha fatto solo ieri, con un comunicato in cui condanna la violenza).

Imbarazzante la reticenza. Della società, che si è fatta viva due giorni dopo, condannando genericamente «qualsiasi episodio di coercizione»; dei giocatori, uno dei quali si è lasciato fotografare con Boiocchi (vogliamo sperare che non sapesse chi era); di molti commentatori, che si sono limitati a rilevare l’episodio; di un governo che si indigna per i rave party a Modena e poi distoglie gli occhi da Milano”.

Certo, scrive Severgnini, sono cose che accadono in molti stadi, ma ora è accaduto in quello dell’Inter: gli interisti si facciano sentire.

“Qualcuno dirà: cose brutte accadono in molti stadi. Vero, purtroppo. Le infiltrazioni criminali nelle tifoserie della
Juventus, del Milan, della Lazio, della Roma, del Napoli, del Palermo e di altre squadre hanno occupato, a turno, le
cronache. Ma stavolta è accaduto a San Siro durante una partita dell’Inter. Tocca agli interisti farsi sentire“.

Severgnini parla della paura che spinge i tifosi dell’Inter a non denunciare.

“La cautela che si respira ha tre spiegazioni: paura, ignavia, rassegnazione. La paura è diffusa, anche tra i tifosi. Ho ricevuto testimonianze e proteste, tra domenica e lunedì: famiglie e gruppi di amici cacciati dal secondo anello verde perché minacciati. Perché non sporgono denuncia? Per timore. Mi rivolgo ai nerazzurri, senza distinzione: vi sembra una situazione tollerabile?”.

Ce n’è anche per i politici.

“Gli stadi sono una parte del territorio nazionale dove la legge è sospesa. Si può minacciare, insultare, diffamare,
ricattare, menar le mani impunemente. Il sospetto è che la politica — tutta, senza eccezioni — abbia concluso che serve un luogo per lasciar sfogare l’aggressività: meglio che gli estremisti si raccolgano in uno stadio, invece che andarsene per le strade. C’è un particolare, non secondario: il calcio è di tutti, non dei violenti, dei criminali e di chi li tollera. Gli stadi sono il tempio della meraviglia del calcio. Gli appassionati — quelli che conoscono la gioia infantile di trovarsi in un mare di luce e di gente, con un prato verde nel mezzo — costituiscono la maggioranza, dovunque. Ma devono sottostare a una minoranza e subirne le conseguenze”.

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