Mandzukic: «Per i tifosi non importa cosa hai fatto prima, appena i risultati non sono buoni criticano»

Alla Gazzetta: «È la natura del calcio: l’unica cosa che conta per loro è come stai andando adesso. Vlahovic? Deve pensare a come vincere, non a come segnare».

Mandzukic lascia la Juve

(Kontrolab)

La Gazzetta dello Sport intervista Mario Mandzukic. Da quando si è ritirato dal calcio, nel 2021, lavora nello staff della Croazia.

«Quando nel 2021 ho deciso di ritirarmi, ero in pace con me stesso perché ho raggiunto tutti gli obiettivi che sognavo da bambino. Fare il calciatore porta molta gioia e so che è stato un privilegio. Ma il calcio non è solo la partita della domenica: devi vivere una certa vita, che comporta viaggi, hotel, sforzi fisici e tanti sacrifici. Mi sono goduto la carriera, ma mi sto gustando anche il nuovo capitolo».

Domani c’è Juventus-Inter: a cosa rinuncerebbe per giocare?

«Non vivo nel passato. Mi piaceva molto questa sfida e più grande era la partita, più grande era la mia ambizione di vincere. Mi piacerebbe andare a vedere la partita allo Stadium. In caso contrario, la guarderò in televisione: non mi perdo una gara della Juventus».

Che idea si è fatto Mandzukic dei problemi della Juventus?

«Dall’esterno non è facile giudicare. Ma nel calcio nulla dura per sempre e anche il dominio della Juve era destinato a finire prima o poi. Ha perso diversi leader chiave, ragazzi che sapevano come vincere con continuità. È relativamente facile giocare una grande partita, ma è difficile ripeterla ogni settimana ed è quello che bisogna fare per vincere uno scudetto. La Juve ha ancora molta qualità, ma serve tempo per costruire una squadra, un carattere
e acquisire le abitudini da scudetto. La Juve non è per tutti. Sono certo che prima o poi tornerà al livello che i tifosi desiderano».

Mandzukic ha sempre avuto un ottimo rapporto con Allegri, che ultimamente è molto criticato dai tifosi.

«Non mi sorprende che i tifosi critichino l’allenatore, chiunque sia, quando i risultati non sono buoni. È la natura del calcio: non importa cosa hai fatto uno, due o cinque anni fa. O anche cinque settimane fa. L’unica cosa che conta è come stai andando adesso. Ma non credo che questi risultati dipendano da Allegri, che ha dimostrato di essere un grande allenatore. Ci vuole tempo. Anche se i nuovi giocatori avessero tutto il talento del mondo, di certo non si diventa Chiellini in due partite».

Su Vlahovic:

«L’unica cosa che posso dirgli, è come affrontavo io questi match: non pensavo a fare gol, ma a come vincere la
partita. Ci sono tanti modi per aiutare squadra e il successo della Juve è l’unica cosa importante alla fine. Se corri, salti, vinci i duelli, se mostri la tua determinazione ai rivali, se prendi buone decisioni con la palla, se crei delle
opportunità, se segui il piano di gioco dell’allenatore, tutto questo contribuisce alla vittoria. Che senso ha segnare una tripletta se poi si perde la partita? Vlahovic ha già dimostrato di essere un ottimo 9. Ora dipende da lui e dalla
sua ambizione di voler diventare uno dei top al mondo».

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