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Il Giornale: l’Atp 250 è il torneo più sgarrupato dell’anno, poteva succedere solo a Napoli

La città anche stavolta è stata capace di mischiare meraviglie e surrealità. Ieri l’ultimo problema, con la tv internazionale fuori uso durante la finale

Il Giornale: l’Atp 250 è il torneo più sgarrupato dell’anno, poteva succedere solo a Napoli

L‘Atp Napoli, per il Giornale, è “il torneo più sgarrupato dell’anno”.

Lo scrive Marco Lombardo, in un articolo dedicato al torneo napoletano nato sotto una cattiva stella, funestato da imprevisti e problemi dal primo all’ultimo minuto.

“Poteva succedere forse solo a Napoli, capace di mischiare meraviglie e surrealità anche in questo suo primo Atp 250”.

E’ proprio questo che scrive il quotidiano: che il torneo napoletano non è nato sotto una buona stella. Ieri, l’ennesimo problema, con il segnale tv internazionale finito fuori uso e le uniche immagini disponibili della finale trasmesse dalle telecamere sul campo di Supertennis.

“Quella che non sembrano aver avuto però gli organizzatori, colpiti ieri anche dal blackout iniziale del segnale Tv internazionale che ha tolto al mondo i primi quattro game della finale, per fortuna recuperati da Supertennis a bordo campo con una telecamera di fortuna. L’ultimo episodio di una settimana da brivido, cominciata con i campi preparati al Tc Napoli 1905 con un sintetico che si è sfaldato ai primi scambi (le qualificazioni si sono giocate così a Pozzuoli), con l’albergo ufficiale rimasto senz’acqua (dunque niente doccia per tutti) e poi proseguito con le sessioni serali nella splendida Arena costruita sul lungomare annullate per la troppa umidità che si condensava sul terreno… Sfortuna? Certo, anche quella. Ma colpisce un po’ la risposta alle critiche del direttore del torneo («chi fa polemiche è un imbecille. Sfido chiunque a fare quello che abbiamo fatto noi per rimediare all’ultimo, il problema dei campi è dell’azienda che li ha preparati») e del Tc Napoli guidato da quel Riccardo Villari che da senatore del Pd fece impazzire la politica nel 2008 per tre mesi perché, dopo essere passato al Gruppo Misto (in carriera ha cambiato 14 casacche), non voleva mollare la poltrona di presidente della commissione vigilanza Rai. Lo soprannominarono «VinaVillari»: ecco – è una battuta s’intende -, magari un po’ di colla l’anno prossimo potrebbe risolvere”.

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