ilNapolista

De Sanctis: «Ormai la Salernitana viene vista diversamente, io lo sento il rumore dei nemici»

In conferenza: «C’è una sproporzione tra diritti contrattuali dei calciatori e doveri, si creano meccanismi pesanti e chi ci rimette è sempre il presidente»

De Sanctis: «Ormai la Salernitana viene vista diversamente, io lo sento il rumore dei nemici»
Perugia 31/07/2019 - amichevole / Perugia-Roma / foto Insidefoto/Image Sport nella foto: Morgan De Sanctis

Il direttore sportivo della Salernitana, Morgan De Sanctis, ha parlato del mercato in conferenza stampa. Di seguito alcuni estratti da Tuttomercatoweb.com.

“Sin dal primo giorno ho condiviso il progetto tecnico con l’allenatore. Abbiamo considerato tantissime opportunità, abbiamo dato fastidio a molti club. Siamo consapevoli di avere a disposizione un parco attaccanti completo, che può darci tante soluzioni e soddisfazioni. Già nelle prime partite si è capito che il tema tattico è diverso da quello della passata stagione, indubbiamente è aumentata la qualità della rosa e questo ci permette di proporre un certo tipo di calcio. Di base agiremo sempre con il 3-5-2, poi sta al mister decidere se apportare delle modifiche. Piatek è il calciatore giusto per la Salernitana, siamo felici di averlo a disposizione. Ora ripropongo lo slogan della volta scorsa: zero alibi. E aggiungo: profondo senso di responsabilità. Non dobbiamo nasconderci: rispetto al primo luglio abbiamo una rosa di qualità, sia negli undici che scendono costantemente in campo sia nelle cosiddette alternative. Vogliamo essere competitivi ogni domenica, contro tutti e su tutti i campi”.

Oggi si riconoscono grossi meriti al direttore sportivo, a luglio però c’erano tante critiche. Quanto le hanno dato fastidio?

“Raramente parlo di me stesso, non mi piace e nella mia carriera ho sempre ragionato in ottica di collettivo nell’interesse del club e della squadra. Posso dire sia normale lo scetticismo della piazza, sono un direttore sportivo giovane alle prime esperienze in questa veste. Certo, ho fatto un percorso calcistico che non può essere sottovalutato e che non hanno molti professionisti. Sono in pochi, ad esempio, a parlare quattro lingue. Sono stato aziendalista, da sempre. Vado avanti con convinzione e consapevolezza, mi reputo una persona seria capace di accettare l’umore popolare. Io non vengo da un altro mondo, ho fatto il calciatore in posti dove c’è tanta pressione e so cosa vuol dire. Anche quando fai le cose buone, ti criticano perché vogliono la perfezione. Non sto parlando di Salerno, accade a tutte le latitudini. Le critiche giuste servono a crescere, non mi lasciano indifferente e mi danno stimoli giusti. Di base c’è la grande sicurezza in me stesso, alle spalle avevo un presidente che ha manifestato da subito la volontà di investire. E io mi sono messo a disposizione. I tifosi, che ci seguono e ci danno forza, hanno piena libertà di esprimere le proprie opinioni e noi addetti ai lavori dobbiamo accettarlo”.

Grossi investimenti e Salernitana forte sul mercato estero…

“Abbiamo speso meno di 44 milioni di euro, poi bisogna fare un bilancio tra entrate e uscite. Detto questo, ci sono state quindici operazioni in entrata: sei in Italia e nove all’estero. Anche se Piatek va considerato un “italiano” a tutti gli effetti, data la sua conoscenza del campionato. Abbiamo confermato anche otto calciatori reduci dalla seconda parte della precedente stagione, un valore che andava riconosciuto a chi era stato bravissimo lo scorso anno e potrà dare un contributo importante anche quest’anno. Oltre agli innesti, vorrei ricordare che abbiamo risolto due questioni delicatissime come quelle di Lassana Coulibaly e Bohinen. Sono state trattative e operazioni tra le più importanti della sessione estiva del mercato”.

Abbassare il monte ingaggi cedendo oltre venti calciatori è uno dei suoi meriti principali?

“Abbiamo contato ventidue operazioni in uscita, tra rescissioni, prestiti e partenze a titolo definitivo. Non mi aspettavo tutte queste difficoltà, devo essere sincero. Ma era necessario lavorare molto anche in questa direzione. E’ evidente si sia creato un profondo dislivello tra la Salernitana di prima e quella di oggi, un merito che va attribuito al presidente. Era legittimo che un calciatore volesse giocarsi le proprie carte per restare a Salerno, ma abbiamo preso gente veramente forte e ci siamo mossi di conseguenza. Non sempre è stato semplice trovare una soluzione condivisa, ho dovuto faticare. Non farò mai il nome, ma potete immaginare a chi mi riferisco. Ho fatto 12 anni parte del sindacato dei calciatori, voglio lanciare un messaggio all’ambiente e alla tifoseria: da 5 anni opero nella direzione sportiva, prima nella Roma e adesso nella Salernitana, ma c’è una sproporzione tra diritti contrattuali e doveri. Su questa base di dislivello si creano meccanismi pesanti da sopportare per le società di calcio e chi ci rimette è sempre il presidente. Ricatto? La usate voi questa espressione. L’atleta che firma un contratto si tutela e ne ha tutto il diritto, ma quando viene meno la consapevolezza individuale di agenti e calciatori si vede in una sola direzione e questo non va bene. Alla fine abbiamo chiuso queste 22 operazioni in uscita, è un grande risultato e abbiamo abbassato il monte ingaggi”.

L’obiettivo è sempre salvarsi alla penultima giornata o sposa la linea Iervolino che vede una Salernitana tra le prime dieci?

“Non fisserei un obiettivo numerico e “ufficiale”. Siamo nella condizione di andare su tutti i campi e di esprimerci con un certo tipo di potenziale. E’ vero, dichiarai a luglio che volevo salvarmi anche alla penultima giornata. Ora dobbiamo ricontestualizzare. E’ necessario che ognuno di noi acquisisca consapevolezza, inizia la parte più bella per un direttore sportivo e voglio godermela. Devo gestire il quotidiano, curare il rapporto con i calciatori, accompagnato da collaboratori che mi hanno seguito in giro per l’Italia o per l’Europa. Non ho avuto la possibilità di vivere costantemente lo staff, l’allenatore e il gruppo. Io sono una persona inclusiva, voglio condividere nel rispetto delle gerarchie. Non mi pongo il problema di quello che succederà tra qualche mese, non voglio fissare un obiettivo finale. Mi preoccupo di alzare l’asticella domenica dopo domenica. Le prime quindici partite propongono tanti scontri diretti in casa, c’era l’esigenza di essere subito competitivi. Ci siamo riusciti, siamo soddisfatti. E ora la palla passa al campo. Per valori economici e tecnici immaginiamo di poterci distaccare da alcune squadre, ha ragione il presidente quando dice che non vuol sentir parlare di retrocessione. Ma guai ad attribuirci un voto alto oggi. Iervolino può, so cosa ha fatto giorno per giorno in questi due mesi. Entusiasmo, generosità e capacità lo hanno spinto a fare sforzi non dovuti”.

Fino a inizio agosto c’erano stati tanti rifiuti, cosa è cambiato nelle settimane successive?

“Ho avuto delle difficoltà all’inizio, è evidente e non ha senso nasconderci. Eravamo visti come il brutto anatroccolo, ma sapevamo che potevamo ambire ad essere un cigno. La Salernitana viene ormai vista diversamente, io lo sento il rumore dei nemici. Siamo consapevoli ci siano società più consolidate che garantiscono, sulla carta, un progetto più sicuro. Ma ci siamo collocati in un’area di competitività alta, vincendo duelli e sfide di mercato. E’ normale che, per le operazioni più importanti, fosse necessario attendere gli ultimi giorni. Un giocatore che non ottiene quello che immagina accetta poi volentieri Salerno quando vede che partiamo bene e stiamo facendo le cose in un certo modo”.

C’era il rigore per il Bologna?

“Finita la partita ho chiesto subito a Norbert cosa fosse successo, mi ha detto che ha toccato l’avversario e la discussione è finita lì. La Salernitana avrà sempre profondo rispetto per l’operato arbitrale. Ciò non significa accettare passivamente un momento sfortunato. Ma preferiamo discuterne sempre all’interno, non all’esterno. Occorre uno scambio sincero e produttivo di informazioni rispetto a quello che succede la domenica, ricordo che nessuno di noi è specialista della materia e bisogna imparare ad accettare le decisioni. Tornando al rigore per il Bologna, il VAR è stato attivato per capire se ci fosse stato il contatto, se fosse fuorigioco, se il fallo fosse dentro o fuori area. Immaginate quante cose devono controllare. Avessero fischiato punizione e non rigore sarebbe scattato il cartellino rosso per Gyomber. Dallo stadio ho avuto la percezione che fosse netto: Sansone cade in piena area, Norbert non protesta. Non sentivo d’aver subito un torto clamoroso, devo essere sincero. Ci hanno dato spiegazioni che ci soddisfano e che reputo credibili”.

Quando potremo vedere Piatek in campo?

“E’ sempre stato nella rosa dell’Hertha Berlino. Mi ha detto che ha giocato tre amichevoli e che si è allenato, veniva solo estromesso dalla lista dei convocati per le gare ufficiali. Lo staff tecnico sta valutando la sua condizione fisica, sta bene e può essere a disposizione già per la prossima partita contro l’Empoli. E’ chiaro che viene da un percorso di inattività agonistica rispetto agli altri ragazzi della rosa”.

Quanto è stato importante trattare con società internazionali?

“Prima parlavo del rumore dei nemici, mi riferivo a club con cui siamo in competizione e che notano che mi siedo al tavolo con società di Premier League o della Liga spagnola. All’estero parlerei di suono degli amici, ci vedono come dei potenziali partner con cui instaurare anche una collaborazione. Tocca a noi essere non una filiale, ma un club che si mette a disposizione. A testa alta e col petto in fuori. Da questa parte c’è un presidente che vuole investire e che vuole crescere, è un messaggio che è passato forte e chiaro ed è il valore più grande che questo mercato ha lasciato in eredità”.

 

ilnapolista © riproduzione riservata