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Sacchi su Ancelotti: «È un vincente per il suo carattere e le sue immense conoscenze calcistiche»

Alla Gazzetta dello Sport: «Non è semplice essere apprezzati da un intero gruppo di persone, anche da quelli che magari non sempre vengono schierati titolari. Lui ci riesce, perché lui è un capolavoro di umanità»

Sacchi su Ancelotti: «È un vincente per il suo carattere e le sue immense conoscenze calcistiche»
Mg Klagenfurt (Austria) 08/08/2021 - amichevole / Real Madrid-Milan / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Carlo Ancelotti

Non scopriamo certo solo ora, dopo l’ennesima vittoria contro sull’Eintracht nella Supercoppa, la bravura di Carlo Ancelotti come allenatore, scrive Arrigo Sacchi sulla Gazzetta dello Sport. Il tecnico emiliano ha vinto praticamente tutto quello che era possibile e lo ha fatto, secondo Arrigo, per “il suo carattere e le sue immense conoscenze calcistiche”

Nessuno può parlar male di Ancelotti

Ancelotti è una certezza secondo Sacchi, non solo dal punto di vista tecnico calcistico, ma anche umano dal momento che ha conquistato persino un duro come Florentino Perez

Ancelotti è un uomo colto, intelligente ed esperto. Conosce il calcio in tutte le sue sfaccettature e ha la non comune dote di farsi voler bene dai suoi giocatori. Guardate che non è mica semplice essere apprezzati da un intero gruppo di persone, anche da quelli che magari non sempre vengono schierati titolari. Lui ci riesce, perché lui è un capolavoro di umanità. Credo che nessuno possa parlar male di Carlo, e questo è un altro punto a suo favore.

Ma prima di essere un allenatore vincente, Ancelotti è stato un calciatore e già allora si poteva intuire la sua tempra e il suo carattere

Ricordo ancora quando, nell’autunno del 1987, al Milan, gli dissi che doveva prendere delle lezioni private, perché il suo rendimento non era ottimale. Mi rispose: «D’accordo, quando cominciamo?». Era già un giocatore affermato, nel giro della Nazionale, avrebbe potuto rifiutarsi e invece veniva ad allenarsi assieme ai ragazzi della Primavera per capire i movimenti e per studiare gli schemi nuovi. Questo è Ancelotti. Quando ho avuto bisogno di lui in un ruolo che certamente non gli apparteneva, quello ala sinistra, dato che si era infortunato Evani, Carlo mi ha risposto: «Benissimo». E il primo gol al Real Madrid, nella semifinale di Coppa dei Campioni, lo ha segnato proprio lui. L’ho sempre considerato un esempio da mostrare agli altri: aveva avuto mille vicissitudini, operazioni delicate, recuperi, terapie, d’inverno si scaldava le ginocchia con il phon, e però mai una volta che si sia tirato indietro. Ricordo che in una partita contro il Como, che stavamo vincendo 4-0, per segnare il quinto gol si è addirittura rotto un polso. Era un lottatore e questo spirito lo ha portato anche in panchina.

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