“Nel tennis è un riflesso miope di giornalisti immaturi, ansiosi di dire che la loro epoca è la migliore di sempre”
Anche se Nadal, Federer e Djokovic “sembrano immortali, il mostro del tempo ingoierà le loro carriere molto presto”. E si tornerà a parlare del Greatest of All Time, il famigerato Goat. Ne torna a scrivere il Guardian, per il quale “il dibattito sul più forte di sempre è diventato un’epidemia di distrazione nel tennis e in tutti gli sport. È un approccio noioso, semplicistico e unidimensionale per valutare la grandezza ed è anche un affronto alla storia e alla prospettiva.
“La fretta di conferire il titolo di Goat è un riflesso miope, insicuro e immaturo di giornalisti sportivi e commentatori che sentono il bisogno di dichiarare che la propria generazione è senza dubbio la migliore”.
Il Guardian elenca tutta una serie di motivi “metodologici” per cui la discussione è sostanzialmente scema: dai tornei che prima avevano una grande importanza e ora no – la Coppa Davis – alle possibilità offerte ai giocatori di dimostrare la propria grandezza (Rod Laver ha saltato cinque anni quando era all’apice. Quanti altri titoli avrebbe vinto in quei cinque anni?) eccetera eccetera.
Tra tutte, la questione tecnologica è quella principale: sono radicalmente cambiati telai e corde, i materiali. Ed è cambiato di conseguenza lo stile di gioco. Persino le superfici: l’erba di Wimbledon su cui vinceva Sampras era ben più veloce di quella attuale.
“Naturalmente, il discorso sul Goat non sarebbe completo senza menzionare Serena Williams. A meno che non sconvolga tutti e vinca gli US Open per il suo 24esimo slam, la Williams finirà al secondo posto nella classifica, dietro Margaret Court. Si può affermare facilmente che ha completamente dominato la sua epoca. Ma a parte i periodi di competizione con sua sorella Venus e Justine Henin, non ha mai avuto rivali che potessero competere con lei a lungo termine”.
Insomma, conclude il Guardian: “Dovremmo goderci i grandi tennisti invece di sottoporli a paragoni senza senso”.