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Caressa: «Al primo appuntamento la Parodi volle vedere Romeo e Giulietta, mi sarei ammazzato»

Il presentatore Sky racconta al Corsera la sua vita oltre il calcio, a scuola era un super-secchione e dava ripetizioni di latino e greco ai compagni di liceo più grandi

Caressa: «Al primo appuntamento la Parodi volle vedere Romeo e Giulietta, mi sarei ammazzato»

Gli accordi economici per i diritti televisivi cambiano e così Sky torna a mandare in onda Sky Calcio Club con Fabio Caressa che, in coppia con Bergomi, riprenderà le telecronache di Champions o Europa League. Ma al di là del calcio Caressa ha una vita da raccontare e lo fa al Corriere della Sera

Da ragazzo giocava a calcio come tutti, ma era un “pippone”, a scuola invece un super-secchione.

«Ho preso tutti 10, ottimo, poi 60 e 110. Pretendevo il massimo da me stesso».

Dava ripetizioni di latino e greco ai compagni di liceo.

«Ed ero più piccolo di due anni. “Non vi insegnerò le lingue, ma vi farò prendere dei bei voti”, promettevo. Funzionava, alle interrogazioni facevano la loro figura».

Primo lavoretto a 16 anni: collaboratore della rivista «Cioè», un cult tra gli adolescenti.

«Scrivevo interviste con personaggi famosi, descrivendo l’incontro, che so, con Tony Hadley degli Spandau Ballet o con Simon Le Bon dei Duran Duran, ovviamente tutto inventato, però mi pagavano 50 mila lire, buttale via».

Soldi spesi per…?

«Per portare le ragazze a cena al ristorante, invece che in pizzeria, spesso con scarsi risultati».

Rimorchione?

«No, sono di tendenza monogamo, un po’ per evidenti limiti fisici, un po’ per timidezza. Ho avuto solo fidanzamenti lunghi, tranne nel periodo prima di mettermi con Bene».

Il primo appuntamento con la Parodi non si può dimenticare

Primo impatto?

«Alla mensa di Sky. Aveva lo smalto blu alle mani, era simpatica, matta quanto basta. Poco tempo dopo la invitai al cinema. Rispose che voleva giusto vedere Romeo e Giulietta con Leonardo DiCaprio, mi sarei ammazzato. Andai, dopo un lungo aperitivo alcolico. All’intervallo volevo già morire, però giurai che era il film più bello che avessi mai visto».

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