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Sconcerti sul rinnovo di Maldini: le proprietà americane non delegano le decisioni sui soldi 

Il calcio è cambiato. Con gli americani nessuno ha potere di firma, solo la proprietà. L’autonomia che chiedeva Maldini non è prevista nel mondo reale

Sconcerti sul rinnovo di Maldini: le proprietà americane non delegano le decisioni sui soldi 
Reggio Emilia 22/05/2022 - campionato di calcio serie A / Sassuolo-Milan / foto Image Sport nella foto: Stefano Pioli-Paolo Maldini

La lunga trattativa di rinnovo tra Maldini e il Milan dimostra che ormai il calcio è profondamente cambiato, scrive Mario Sconcerti sul Corriere della Sera. Le proprietà americane non delegano le scelte che riguardano i soldi. Non certo ai direttori sportivi e a quelli tecnici. Sui soldi decidono solo loro.

“Oggi le proprietà sono in maggioranza americane. Alcuni di loro sono miliardari vasti, altri rappresentano fondi d’investimento, ma tutti americani sono. Cioè investono, non spendono. Questa è la prima differenza. La seconda è che non mettono i loro soldi in mano a nessuno, nemmeno al loro uomo di fiducia. Nessuno ha potere di firma, cioè di conclusione, solo la proprietà. I nostri dirigenti hanno autonomia di scouting, di scelte e in sostanza anche di trattativa, ma quando si arriva alla fine è la proprietà americana che decide, non il direttore dell’area tecnica”.

Nel vecchio calcio non era così: i presidenti davano un budget e bisognava restarci dentro.

“Ora si discute tutto, spesso sono i presidenti stessi a parlare con gli intermediari. C’è una presenza operativa che ha schiacciato il ruolo dei vecchi uomini mercato. I direttori sportivi fanno teatro, sviluppano trame, tengono buoni rapporti con i media (fateci caso: nessun imprenditore americano parla, il silenzio distingue la forza) ma non decidono più. In sostanza c’è un potente flusso di denaro che non è più libero di circolare e accontentare un mondo per tradizione vasto e goloso”.

“Credo sia questo il confine dell’autonomia che anche Maldini chiedeva. Ma è qualcosa di non previsto nel mondo reale. Tu tratta e riporta. Sei il migliore, ma i soldi sono miei. È una rivoluzione culturale infinita e sciocca, perché dovunque nel mondo funziona così. Ma il calcio è sempre stato un sogno e i sogni hanno prodotto miliardi di debiti. I sogni sono allusioni finali, nel mezzo c’è la realtà. Gli americani l’hanno improvvisamente portata”.

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