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«Nessuno ha mai saputo che sono la figlia di Bud Spencer, con mio fratello una telefonata di 30 secondi»

Carlotta Rossi al CorSera: «Non avevo il suo numero, era sempre lui a chiamarci. Non ho potuto partecipare al funerale. In Campidoglio ho fatto la fila come tutti». 

«Nessuno ha mai saputo che sono la figlia di Bud Spencer, con mio fratello una telefonata di 30 secondi»
archivio Image / Spettacolo / Terence Hill-Bud Spencer / foto Imago/Image

Il Corriere della Sera intervista Carlotta Rossi, figlia illegittima di Bud Spencer. Ha 46 anni. La settimana scorsa ha intrapreso il percorso giudiziario per ottenere il riconoscimento di paternità dell’attore scomparso sei anni fa. Carlotta Rossi chiede l’esame del Dna e il risarcimento, tramite gli eredi, del «danno subito per la sostanziale mancanza della figura paterna nell’intero arco della vita». Ha scritto un libro, “A metà”, in cui racconta la storia d’amore tra Bud Spencer e sua madre, Giovanna Michelina Rossi.

Il primo ricordo che ha di Bud Spencer, che non ha mai potuto chiamare così risale a quando aveva tre anni e mezzo.

«Era arrivato a casa nostra con una valigia che a me sembrava gigantesca, ma in realtà era normale. Era piena di giochi. Ho questa immagine di un gigante dal sorriso buono, una sorta di Babbo Natale fuori stagione con la giacca blu e la valigia bianca».

Non lo ha mai chiamato papà, ma solo “Lallo”.

«Non c’è un motivo per cui ho deciso adesso di avanzare le mie richieste in Tribunale e di raccontare in un libro il grande amore che ha legato mia madre a mio padre. Oggi sono pronta, prima no. E mi sento affrancata dalla promessa fatta a mia madre, mancata il 9 novembre 2015, che non avrei mai detto a nessuno chi era mio padre».

Bud Spencer ha provveduto al mantenimento di Carlotta fino alla laurea: le ha pagato la scuola americana, l’università negli Stati Uniti, le vacanze estive e invernali, un lungo soggiorno in Florida ed ha continuato ad aiutare la madre con un bonifico mensile di mille euro fino alla morte.

Carlotta racconta:

«Di mio padre non avevo il numero privato, era sempre lui a chiamarci. Avevo solo il fisso dell’ufficio, dove rispondeva la segretaria. Quando mamma è morta ho telefonato a Giuseppe Pedersoli, il suo primogenito, di cui mi ero procurata il cellulare perché lavoriamo nello stesso ambiente. La telefonata è durata 30 secondi, il minimo indispensabile. Gli ho detto chi fossi e che avevo bisogno di avvisare Carlo. Non l’ho mai più sentito».

Quando aveva 13 anni, Bud le raccontò di avere un’altra famiglia e tre figli legittimi.

«Penso siano persone carine, non mi dispiacerebbe costruire una relazione con loro».

Continua:

«Mi sarebbe piaciuto andare al funerale, ma poi non avrei potuto salutarlo come avrei voluto. Così sono andata soltanto in Campidoglio, ho fatto la fila come tutti, accanto a ragazzi che avevano tatuato il suo nome e quello di Terence Hill sul braccio. Sono passata davanti alla salma, un cordone bordeaux separava “noi” dalla famiglia legittima. Io ero una spettatrice».

 

 

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