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Dybala, Mertens e i tifosi: tutte vittime dell’illusione calciomercato. I soldi sono finiti

Il sistema calcio è tenuto artificialmente in vita dai media che pompano sogni. Esistono solo i debiti, nessuno vuole raccontare l’amara realtà

Dybala, Mertens e i tifosi: tutte vittime dell’illusione calciomercato. I soldi sono finiti
Jim Carrey nel film “The Truman Show”

Mino Raiola aveva ragione nel dire che il futuro sarebbe stato denso di calciatori svincolati, liberi di poter trattare direttamente con i club e quindi di guadagnare più visto che nelle operazioni non ci sarebbe più stato il prezzo del cartellino. Quel che Mino Raiola non aveva previsto era la risacca economico-finanziaria del calcio. In particolar modo in Italia ma non solo (basta affacciarsi un po’ in Spagna e informarsi sullo stati di salute di Barcellona e Valencia, ad esempio). Non aveva previsto il Covid e le sue conseguenze (senza dimenticare che oggi abbiamo anche un conflitto mondiale dalle conseguenze imprevedibili).

Alessandro Giudice invece lo aveva capito perfettamente e infatti lo aveva spiegato benissimo due anni fa nel suo fondamentale  “La finanza del goal”.

Bamboli, non c’è una lira. Pardon, un euro.

Si spiegano così le situazioni di calciatori che vengono pompati come oggetti desideri del calciomercato e che invece restano lì in vetrina ad accumulare polvere. In vetrina con affianco quel prezzo inaccessibile che non accenna a calare.

È stato scritto ma non a caratteri cubitali che Lukaku è tornato all’Inter (circa 25 milioni per il prestito di un anno) solo grazie ai vantaggi fiscali del decreto crescita. Siamo noi contribuenti che paghiamo lo stipendio a Lukaku. E l’operazione andava chiusa entro il 30 giugno per ottenere i vantaggi del decreto crescita (più guadagni, meno tasse paghi: sembra la Costituzione della famiglia Addams).

Paulo Dybala è lì. La Gazzetta scrive che ha fretta, che ha voglia di Inter, che si sta spazientendo. Più semplicemente, chiede somme sproporzionate. Sproporzionate al suo valore, al suo recente rendimento (è un calciatore sopravvalutato che viene da quella che nel gergo trottistico viene definita rottura prolungata). Quando deve riferirsi ad assegni familiari, Allegri dice cose giuste e non gliele aveva mandate a dire all’argentino: a un certo punto aveva pensato di essere diventato Messi. Questo è più o meno il succo. Difficilmente troverà qualcuno disposto a dargli quei soldi.

Il calcio è cambiato. Profondamente. Perdonateci la franchezza ma solo gli struzzi possono non averlo compreso. Ormai è tutto un far di conto. I media edulcorano profondamente la realtà. Gli appassionati devono essere trattati da stupidoni, si racconta loro ancora il calciomercato in stile anni Ottanta. Non sarà un caso che dai quotidiani sono sparite quelle tabelle riepilogative acquisti e cessioni. Nessuno acquista. Al di là dei continui titoloni, l’Inter deve vendere. Il Milan è da settimane alle prese con la vicenda RedBird che di fatto ha comprato il Milan facendosi prestare i soldi da Elliott e ora sta andando in giro con le brochure Milan per sperare di piazzare il prodotto ai malcapitati investitori. La Juventus chiuderà il prossimo bilancio con un rosso importante: 200 milioni. I tifosi si illudono, vengono illusi e noi pensiamo che fin quando sarà così, non si traccerà mai una linea. Non si vuole prendere atto della situazione. E più continueremo così, più sarà traumatico il momento in cui ci troveremo di fronte un muro insormontabile.

Il sistema calcio è arrivato, ormai si litiga per le briciole. E nel prossimo futuro assisteremo a scene sempre più pietose. Viene tenuto in vita artificialmente dalla fiera delle illusioni.

Ieri sul Napolista vi abbiamo raccontato la storia del Bordeaux che sta finendo strozzato tra l’ex presidente del Lille (colui il quale vendette Osimhen al Napoli) e i fondi. Che sbarcano nel calcio italiano perché è facile terreno di conquista. Non averlo compreso, fa dubitare persino delle nostre terze elementari. A ogni latitudine i tifosi sperano sempre nell’arrivo di un signore che ricopra tutti d’oro. Sono sogni anni Novanta quelli che poi finirono malissimo (Tanzi, Cragnotti). Ma di questo vengono cibati i tifosi, i sogni sono una conseguenza. Forse anche i tifosi solo di questo hanno bisogno: sono sempre meno coloro i quali spendono per il calcio, come è evidente dai dati degli abbonati al calcio a pagamento. Forse abbiamo solo bisogno di illuderci, ci fa stare meglio.

L’impressione è che anche i calciatori abbiano finito col credere a quel che si dice e si scrive. Vale per Dybala, vale per Mertens. Chiedono soldi che nessuno sborserà. Del resto la giostra è accesa, le luci, la musica. E uno crede che sia tutto come prima. È un’illusione. Continuamente alimentata. Come se avessimo deciso di vivere in un universo parallelo. Il metaverso è già qui.

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