160 km in Tennessee con 15 km di dislivello e una bussola. La corsa di endurance così estrema che dal 1986 l’hanno finita solo in quindici
“Non sai mai cosa accadrà”. Ma la cosa che più spesso accade alla Barkley Marathons è che non vince nessuno, anzi nemmeno uno arriva al traguardo. E’ il destino insolito della più estrema corsa di endurance al mondo: 100 miglia, poco più di 160 chilometri nel Tennessee, che Red Bull descrive sul suo sito come “la gara di running pensata per distruggere il 99% dei partecipanti”.
Perché finire la Barkley Marathons è un’anomalia. Dalla sua nascita, nel 1986, solo 15 corridori sono riusciti a tagliare il traguardo dopo un percorso che presenta sezioni “punitive” con nomi come Checkmate Hill, Little Hell, Rat Jaw e Testicle Spectacle. La maggior parte degli anni non la finisce nessuno, perché la gara ha un tempo limite di 60 ore. Anche quest’anno non ci sono vincitori. Ne scrive il Guardian.
La corsa nasce per ispirazione d’una evasione: quella dell’assassino di Martin Luther King, James Earl Ray nel 1977 dal vicino Penitenziario statale di Brushy Mountain. Durante le sue 55 ore di libertà, Ray coprì solo 12 miglia di fuga. “E perché non cento”, pensarono gli organizzatori.
I partecipanti (che quest’anno erano 40) hanno 60 ore per completare cinque giri dello stesso anello non contrassegnato di 20 miglia: due volte in senso orario, due in senso antiorario, con il corridore in testa che detta la direzione del giro finale. Cento miglia in 60 ore potrebbero non sembrare un compito troppo difficile, visto che il record mondiale di distanza a piedi è di poco inferiore alle 11 ore. Ma il percorso della Barkley Marathons non è contrassegnato. I concorrenti hanno solo una mappa e una bussola. Ha un’ascesa cumulata di oltre 15 chilometri attraverso fitti boschi con temperature estreme.
“Il primo giro è corso in condizioni davvero calde, troppo calde per i miei gusti, e poi il secondo giro è stato l’opposto, incredibilmente freddo con molta pioggia”, ha detto il runner britannico Nicky Spinks dopo aver gareggiato nel 2019.
I partecipanti devono firmare libri nascosti lungo il percorso come prova del completamento della gara.
Dopo aver pagato solo 1,60 dollari per presentare domanda, i partecipanti selezionati ricevono una “lettera di condoglianze”. I “vergini” (principianti) devono contribuire con una targa dal loro Stato o Paese di origine come parte della quota di gara, mentre i concorrenti che ci tornano devono presentare un articolo aggiuntivo richiesto, da un paio di calzini a una camicia di flanella. Nel raro caso in cui un precedente vincitore torna a prendervi parte paga l’iscrizione con un pacchetto di sigarette Camel. L’antitesi delle moderne tariffe per le gare di ultrarunning – scrive il Guardian – che a volte possono arrivare fino a 1.000 dollari.