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Wilander: «Sinner per vincere deve accettare di giocare male, e non so se può farlo»

Al Messaggero: “L’obiettivo del tennista professionista è quello di fare il colpo giusto al momento giusto. Lui cerca la perfezione, mi ricorda Berdych”

Wilander: «Sinner per vincere deve accettare di giocare male, e non so se può farlo»
2021 archivio Image Sport / Sport / Tennis / Jannik Sinner / foto Imago/Image Sport

L’obiettivo del tennista professionista è quello di fare il colpo giusto al momento giusto. E deve accettare di giocar male“. Prima lezione di tennis teorico del professor Mats Wilander, uno che ha vinto a 17 anni il Roland Garros (nel 1982), sette Slam in tutto. Parla – anche – di Sinner intervistato dal Messaggero. E dice che la differenza a quei livelli la fa anche il distacco dal gioco robotico, automatico. Esiste un avversario, di cui tener conto. Dando di fatto ragione al lavoro che Sinner ha deciso di portare avanti col nuovo coach Vagnozzi.

“Sinner è molto giovane e ha dimostrato di essere molto forte mentalmente, ma ce la farà solo a patto che impari a modulare la sua caratteristica di gran colpitore con la varietà dei colpi. Che non significa solo la smorzata, significa per esempio alzare ogni tanto la traiettoria e cercare gli angoli, andare a rete in controtempo e variare modo e posizione alla risposta. Al momento mi ricorda molto Tomas Berdych: anche lui colpiva la palla molto bene, poteva fare punti dappertutto, ma cercava la perfezione mentre l’obiettivo del tennista professionista è quello di fare il colpo giusto al momento giusto. E deve accettare di giocar male. Vedo che Sinner sta cercando di fare nuove cose, il problema fondamentale è sentirle, capire quando e come farle. Questo non lo so se può farlo…”.

Il paragone – patologico già – è con Alcaraz:

“A Miami ho notato che insisteva sulla palla corta prendendosi sempre tanti rischi. Molti, fuori, pensavano che quei rischi fossero troppi, ma lui ha dimostrato la qualità del campione di sentire che quello che era il colpo da giocare. Per lui era sicuro e ha insistito. Mi colpisce più per questa caratteristica che per tante altre”.

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