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Mourinho può diventare il primo allenatore a vincere tutte le coppe europee. «Sì, ma se vinco. Vediamo»

Verso la finale di Conference. «Quella dello Special One è una storia vecchia. Non credo nelle pozioni magiche. È il momento della squadra, dei giocatori»

Mourinho può diventare il primo allenatore a vincere tutte le coppe europee. «Sì, ma se vinco. Vediamo»
Roma 22/12/2021 - campionato di calcio serie A / Roma-Sampdoria / foto Insidefoto/Image Sport nella foto: Jose' Mourinho

La Roma ha chiuso il campionato al sesto posto, qualificandosi per l’Europa League. Quest’anno, com’è noto, ha giocato la Conference. Domani l’atto finale, a Tirana i giallorossi sfidano il Feyenoord. Mourinho è stato l’ultimo allenatore di una squadra italiana ad aver vinto in Europa. Era l’Inter del Triplete. Può diventare il primo a ri-vincere. Stavolta è la Conference ed allena la Roma. Il tecnico portoghese è intervenuto in conferenza stampa per presentare la partita. Di seguito alcune delle sue dichiarazioni, così come riportate dai colleghi di Tuttomercatoweb.

È stato un lungo viaggio, iniziato in Turchia. In mezzo nove mesi di un bellissimo percorso e 55 partite ufficiali. Arriva qui con quale consapevolezza?

«Siamo arrivati alla fine del percorso di questa stagione, con due finali da giocare nello spazio di 4 giorni. La prima finale ci dava quel che noi meritavamo, che noi avevamo come target ossia qualificarci all’Europa League, migliorare la classifica precedente. Abbiamo vinto quella finale lì. Per me era una finale dove non si poteva scrivere la storia, ma semplicemente finire il lavoro di una stagione e raggiungere l’obiettivo. Ma senza scrivere la storia, appunto. Questa finale è storia, una storia che si è già scritta per arrivare qui a giocare una finale europea dopo tanti anni. Ma quando arrivi in finale devi fare tutto il possibile per scrivere davvero la storia, ossia vincendo»

Nell’ultima conferenza parlò di contenere l’euforia. Come sta la squadra psicologicamente?

«Ne ho parlato prima di Torino, dove dovevamo giocare una partita difficile. Era importante sapere che giocare una finale ha un livello di tensione alta e devi avere doppia attenzione. Abbiamo vinto e poi abbiamo potuto concentrarci tranquillamente alla finale. Io e il mio staff siamo rimasti a Trigoria, senza uscire, da venerdì. Non ho chiesto lo stesso ai giocatori, ma vedo la squadra che sta bene, che ha la tensione giusta e la gioia. Mkhitaryan si è allenato per la prima volta oggi con la squadra, una sessione molto piccola e senza significato in funzione della finale, perché era una sessione aperta per voi (giornalisti). Ma per lui era importante per avere delle sensazioni. Mi fido di lui, di come interpreta i segnali del corpo. Alla fine dell’allenamento mi ha detto che sta bene ed è pronto a giocare»

A Tirana hanno dedicato a Lei un murales, c’è una Mourinho mania. La sua esperienza e leadership può fare la differenza?

«No, direi di no. La gente sbaglia le analisi e dico che qui si tifa Roma perché c’è un giocatore albanese. Ho giocato una finale Manchester United-Real Madrid in Macedonia del Nord e fu un’esperienza bellissima. Tirana è lo stesso. Loro lo meritano, per la loro crescita come Paese. Lo stadio è molto, molto bello. Peccato per la capacità che non fa la gioia dei tifosi ma sono contento di venire a giocare qua. Quando arrivi all’ultima partita della stagione il lavoro è fatto, per me non c’è niente da fare in questi ultimi giorni. La leadership non è una cosa che si può mettere sul tavolo. Domani è il giorno dei giocatori, noi allenatori siamo fuori, ci limitiamo ad aiutare. Domani è l’ultima partita e fortunatamente è una finale»

A Leicester sembrava più tranquillo. Ha qualche pensiero in più?

«Fino a domani non c’è altro nella mia testa, niente. Solo la finale. È il mio modo di essere. L’esperienza non aiuta, pensavo potesse servire ma non è così. Il mio modo di sentire, di stare, è uguale alla prima finale. Se mi vedete un po’ più serio è magari concentrazione, un modo proprio di prepararmi alla partita»

Lei è ancora scaramantico? A Roma davanti a certi eventi che richiamano tanto pubblico la storia dice che non è mai andata bene

«No, sono una delle poche persone nel calcio che non è scaramantica. Se la Roma ha perso finali all’Olimpico davanti a tanti tifosi non è colpa loro. Mi hanno chiesto: con che maglia vuoi giocare? Quella di questa stagione o della prossima? Ho risposto che non mi importa. Non sono scaramantico»

Se vince diventa l’unico a vincere tutte le coppe europee, compresa la Coppa delle Coppe.

«Sì, vero. Ma se vinco. Vediamo»

Su Kumbulla.

«Mi ha fatto male, tra tutti era il peggiore che potesse farmi male perché è il più pesante di tutti. Scherzi a parte, rimane al 100% con noi»

Le olandesi hanno brutti precedenti con le finali, di solito le perdono.

«Non è vero: l’Ajax ha vinto la Champions, il Feyenoord la Coppa UEFA, il PSV la Coppa dei Campioni»

Cosa deve fare uno Special One per vincere uno special match?

«Quella dello Special One è una storia vecchia. Posso fare tutto ciò che deve fare l’allenatore per vincere. Non credo nelle pozioni magiche. È il momento della squadra, dei giocatori. È il loro momento, non c’è niente di speciale da fare ma essere solo se stessi. Senza limiti»

Sulla prima volta in Albania.

«Sono contento dell’aeroporto. della gestione di Tirana. Lo stadio è bellissimo, sono contento anche di visitare l’Albania che è uno dei pochi paesi che non avevo ancora visto»

Su Zalewski.

«Un anno fa giocava in Primavera, contro i ragazzini. Sono stati sei mesi molto importanti per la sua carriera. La sua posizione, ad essere onesti, può essere qualsiasi. Quando hai 20 anni e hai la possibilità di giocare, difensore o attaccante devi giocare»

Stagione virtualmente finita. Comunque vada a sarà una stagione da considerarsi positiva?

«Per me sì»

Dubbi di formazione? Spinazzola ha chances?

«Spinazzola è disponibile per domani. Ovviamente dieci mesi fuori sono tanti, però ha lavorato tanto per tornare, gli mancavano i minuti. Le sensazioni sono state positive. È un’opzione per domani»

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