ilNapolista

Colbrelli: «La bici era un lavoro, è diventata un passatempo. Mi ha dato e mi ha tolto»

Al CorSera: «La cosa più importante è essere vivo, molti con il mio problema non ci sono più. Metto in conto di non correre più. Devo essere realistico».

Colbrelli: «La bici era un lavoro, è diventata un passatempo. Mi ha dato e mi ha tolto»

Il Corriere della Sera intervista Sonny Colbrelli. Il campione italiano ed europeo, re della Roubaix 2021, ha dovuto fermarsi a causa di un arresto cardiaco all’arrivo della prima tappa del Giro di Catalogna, il 21 marzo scorso. Ha ripreso una vita normale dopo l’impianto di un defibrillatore sottocutaneo. Racconta come trascorre le giornate.

«Vado in bici intorno a casa: sono autorizzato a farlo. Mi godo il panorama, cosa che prima non potevo permettermi di fare, focalizzato com’ero sull’allenamento. Sto di più con mia moglie e i miei figli. C’è un ragazzino che vuole fare una tesina su di me: lo incontro, gli racconto le mie gare, la mia carriera».

La bici era un lavoro, ora è diventata un passatempo.

«Era un lavoro, è diventato un passatempo che mi libera dai pensieri. È un cordone difficile da spezzare: io parlo e penso ancora da corridore. La bici mi ha dato e mi ha tolto. Ma la speranza è l’ultima a morire».

A cosa spera per il futuro?

«Voglio immaginare che tutto torni al suo posto e io possa risalire in bici sul serio. La cosa più importante è essere vivo, in salute, al sicuro. Mi costringo a guardare avanti».

Anche perché, aggiunge:

«Molti che hanno avuto il mio stesso problema non ci sono più».

Continua:

«Metto in conto di non correre più. Devo costringermi a essere realistico. Inizio a pensare cosa mi piacerebbe fare: di sicuro se non potessi più correre resterei nel ciclismo, il mio mondo, la mia vita».

 

ilnapolista © riproduzione riservata