«Ai tempi di De Mita in redazione c’era un esperto del linguaggio di ogni corrente DC»
Il ricordo di Concita De Gregorio su Repubblica: "Alla prima intervista avevo 26 anni, lui mi vide e chiamò subito il direttore. 'Questa non è adatta, non capirebbe'"

“La prima volta che il giornale mi ha mandata a parlare con Ciriaco De Mita non avevo ancora 26 anni, il Muro di Berlino era al suo posto ed era in corso una delle faide interne alla Dc al cospetto delle quali la Guerra Fredda appariva un processo lineare. De Mita, da poco ex presidente del Consiglio, aveva appena rinunciato a formare un nuovo governo. Gli sarebbe subentrato Andreotti. Mi ricevette in un suo studio privato, alzò solo un attimo gli occhi dalla scrivania e senza rivolgermi la parola («Buongiorno», forse, disse a mezza bocca) chiamò al telefono il mio direttore. «Questa non è adatta, non può capire», gli disse davanti a me, «questa» ero io”.
Tra i tantissimi ricordi, zeppi di aneddoti, di Ciriaco De Mita, morto ieri, c’è n’è uno che rende benissimo l’atmosfera e la pienezza di quel passato politico: quello di Concita De Gregorio su Repubblica. Traduce benissimo la “complessità” di quella classe politica, ma anche l’ironia delle persone e come fosse diverso il rapporto con la stampa.
“Non c’erano i social né l’attuale suscettibilità, dunque a posto così”, scrive De Gregorio.
“Dopo due ore nel labirinto delle subordinate, incisi e sospiri, tornai con quattro cartelle scritte a mano che declamai al collega esegeta della lingua dei “basisti”: ogni corrente dc aveva difatti un esperto nella traduzione di quel preciso idioma. «Interessante questo passaggio», disse fermandomi a metà della terza cartella: «Questo», e ripeté fra diecimila parole un solo avverbio di otto sillabe”.
“Qualche anno fa – conclude poi – ormai con me amichevole non so se per abitudine o per resa, mi ha presa sottobraccio, in Transatlantico, e indicando un suo giovane collega ha detto: «Quando dice una cosa semplice è perché mente». Anche voi, ho risposto, mentivate. «Sì, ma sapevamo sempre per andare dove», e ha allungato il passo contento”.