A Repubblica: «Quando lavoro penso agli “sfasciadivani”, sono le coppie non più giovanissime sedute davanti alla tv tutto il giorno»

La Repubblica intervista Maurizio Costanzo. Il suo show compie 40 anni e lui è tornato al Teatro Parioli di Roma con una nuova edizione, in onda su Canale 5. E’ la puntata numero 4466. Ripercorre i momenti principali della storia dello show, come la puntata in cui ospitò il giudice Giovanni Falcone.
«I magistrati mi hanno detto che una sera in platea tra il pubblico c’era il latitante Messina Denaro. È emerso nelle indagini, ho visto il video. Veniva a venire lo show e magari gli piaceva».
In via Fauro, dove fu vittima di un attentato con la moglie Maria De Filippi, nel 1993, è ripassato «una volta sola».
Si definisce più ascoltatore che moderatore.
«Il problema vero è che nei talk show i conduttori, presi dal proprio ego, non ascoltano. Io mi sono sempre posto il problema di stare a sentire che dicono gli ospiti».
A dargli più filo da torcere sono quelli che restano sul vago.
«Quelli vaghi, che se fai una domanda su un certo argomento rispondono un’altra cosa».
La televisione è cambiata?
«Finge di cambiare ma è sempre la stessa, il problema è che bisogna farla pensando a chi la segue. In genere la fanno pensando a sé stessi. Dico sempre: preoccupatevi di chi sta a casa. Io quando lavoro penso agli “sfasciadivani”. Sono le coppie non più giovanissime sedute davanti alla tv, dall’una del pomeriggio alla sera. Provi a immaginare un salotto: luci basse, un cane, due sul divano. L’Italia è piena di persone così, noi dimentichiamo sempre i fruitori».
In teatro, però, tra il suo pubblico, ci sono anche molti giovani.
«Sono carini, affettuosi, molti ripetono: “Sono cresciuto con lei”. Vorrei aprire un asilo nido. Conclusi la scorsa stagione invitando due gemelle, sa come si chiamavano? Maurizia e Costanza».
Ha ospitato tutti, chi vorrebbe avere?
«Purtroppo ripeto sempre la stessa cosa: papa Francesco. C’ho provato due volte senza grande esito».