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Casini: «Il problema del decreto crescita non è l’uso, ma l’abuso, con la Figc ci amiamo ancora»

Il presidente Lega Serie A: «Sono d’accordo sullo 0,5 indicato dalla Figc per l’indice di liquidità. Non si può discutere per uno 0,1 in meno»

Casini: «Il problema del decreto crescita non è l’uso, ma l’abuso, con la Figc ci amiamo ancora»

Il presidente della Lega Serie A, Lorenzo Casini, ha rilasciato alcune dichiarazioni alla stampa durante l’evento “Il Foglio a San Siro.

Decreto crescita? Non siamo in contrapposizione con la posizione della Figc, il problema non è l’uso ma l’abuso. Le società ne hanno fatto un ricorso eccessivo a volte, ma credo che più che concentrarsi sulla eliminazione, una qualsiasi correzione dovrebbe essere accompagnata da incentivi e premialità per chi contrattualizza giovani italiani. Sulla soglia bassa c’è qualche rischio, si sta ragionando”.

“La salute del calcio italiano? Ci amiamo ancora con Figc, i conflitti ci sono sempre stati nel calcio e sono stati anche più aspri. C’è un punto su cui il calcio italiano purtroppo non sta bene, cioè il modo in cui viene comunicato e percepito dall’opinione pubblica. Vedo grosso stacco ma come oggi i bambini ancora oggi vogliono giocare, però prevale sempre dimensione economico-finanziario e altri interessi. Il problema del minutaggio dei giovani italiani? I dati non sono confortanti: in Italia i giovani riescono a giocare poco in Serie A pur essendo formati in modo corretto, pur avendo successo nelle categorie giovanili. Rimedi? Provare a correggere le regole su seconde squadre, ci sono forti limitazioni sull’utilizzo dei giocatori rispetto a quanto avviene all’estero”.

Indice liquidità? Non posso che essere d’accordo sullo 0,5 indicato dal Consiglio federale. La Serie A aveva chiesto di ritardare l’inserimento dell’indice come elemento per l’iscrizione ai campionato. Faccio solo una battuta, il Manchester United a settembre aveva indice a 0,5, forse si poteva arrivare a 0,4. Il momento che stiamo vivendo non è di post-pandemia, i progetti sugli stadi, ad esempio, stanno lievitando anche per i costi dei materiali. È un contesto difficile, non possiamo discutere per 0,1 ma 0,1 in meno avrebbe fatto felici tutti. È evidente che questa forma di controllo serve per assicurare regolarità del campionato: meglio non farla iscrivere all’inizio che farla iscrivere e perderla. Nessuno pensa che 0,4 valga questo rischio rispetto a 0,5, ma io girerei pagina”.

“Stop alla mutualità? Io la legge non l’ho mai violata e vorrei continuare a non infrangerla. Finché sono presidente la legge non andrà violata. La mutualità per me è centrale, più aumentano ricavi e più serie a andrà forte più incasserà tutto il calcio italiano. Presidenti vogliono investire? Tutti sono impegnati, per passione ma anche per storia e tradizione, quindi l’idea del proprietario che non vuole il bene della squadra è una ipotesi da scartare. E quindi anche sugli stadi investono, il PNRR poteva essere una occasione ma per interventi da 100/200 milioni l’uno, per quello che stadio può restituire alla città era una occasione da sfruttare meglio. Nulla è perduto, credo che unica soluzione sia quella di creare struttura centrale con Figc, Lega, Coni, governo e anche ministeri come quello della cultura, le società spesso non ce la fanno da sole con amministrazione comunale”.

“Tre cose su cui puntare? Risorse, perché calcio italiano ha bisogno di  più risorse, servono interventi normativi per migliorare ricavi; infrastrutture, serve accelerare i lavori; scuola, rispetto alle altre leghe la Lega Serie A fa molto poco per i ragazzi, aiuterebbe a trasmettere i valori positivi del calcio. Chi me l’ha fatto fare? Nel calcio si litiga sempre, come in tutte le famiglie, è una sfida importante ma la complessità macchina pubblica dà più problemi da risolvere rispetto a Lega calcio”.

 

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