Al CorSera: «Valentino era l’idolo, è stato leggenda e lo resterà per sempre, ma se parliamo di guida il più forte è Marquez»
Il Corriere della Sera intervista Fabio Quartararo. Questo fine settimana si corre il Gp di Argentina sul circuito di
Termas de Rio Hondo: non ci sarà Marc Marquez, alle prese con la diplopia, Quartararo punta a scalare la classifica per difendere il titolo conquistato l’anno scorso.
Mamma parrucchiera, papà ferramenta. La sua carriera è stata segnata dai sacrifici e all’inizio non decollava.
«Papà mi portava con il furgone tutti i fine settimana dalla Francia alla Spagna per le gare. Percorrevamo oltre 100mila km l’anno e a casa non giravano tanti soldi. Abbiamo vissuto periodi duri, ma ne è valsa la pena».
Racconta chi sognava di diventare, da bambino, guardando la MotoGp in tv:
«Valentino era l’idolo: il mio primo ricordo legato alla MotoGp è una sua vittoria, a Jerez nel 2005. Di Stoner mi piaceva lo stile. Di Lorenzo la grinta e di Marquez la velocità. Non bisogna guardare un solo pilota, per imparare ne devi osservare tanti».
Oltre le moto, quale sportivo la ispira?
«Mbappé. È l’atleta perfetto: giovane, vincente, determinato. Capace di caricarsi la Nazionale sulle spalle. E del passato dico Zidane».
Sul suo cognome, di origine italiana per via dei nonni:
«Questa storia mi fa sempre ridere: in Italia si sono accorti del mio cognome soltanto dopo che ho cominciato a vincere. Quando finivo le gare nel fondo nessuno lo notava».
Il più forte di sempre della MotoGp: Valentino o Marquez?
«Rossi è stato leggenda e lo resterà per sempre. Ma se parliamo soltanto di guida, dico Marc».