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«Per la carriera di Marquez la diplopia è un problema. Difficile che possa restare competitivo»

Avvenire intervista due medici: «Il suo è uno sport dove deve continuamente anticipare la pista e percepire le sue curve con lo sguardo»

«Per la carriera di Marquez la diplopia è un problema. Difficile che possa restare competitivo»
Sachsenring (Germania) 14/07/2018 - qualifiche Moto GP / foto Panoramic/Insidefoto/Image Sport nella foto: Mark Marquez ONLY ITALY

Marc Márquez è alle prese con il ritorno della diplopia. È la terza volta che gli accade dal 2011 quando, dopo una caduta a Sepang, ebbe il primo episodio e fu operato. La diplopia tornò dopo una caduta in allenamento nell’autunno 2021, infine dopo quella della scorsa settimana. Il suo futuro in pista è sempre più incerto. Oggi Avvenire intervista due medici, Angelo Appiotti, chirurgo medico refrattivo e consulente del Milan e della Nazionale di sci e Giovanni Battista Marcon, medico chirurgo strabologo e segretario dell’Esa, la società europea di strabologia.

Appiotti spiega:

«La diplopia è un sintomo e non una patologia e nel caso di Márquez è conseguenza non di una malattia autoimmune, ma di un problema all’obliquo che quando si riaccentua, per un trauma o un fenomeno infiammatorio, in certe circostanze lo porta ad avere un nuovo episodio di visione doppia. Dipende tutto dalla causa principale: posto che non abbiamo a disposizione la sua cartella clinica e fatte salve le ipotesi di cronicizzazioni o lesioni interne, quando il fenomeno infiammatorio si riassorbirà, quando i nervi non subiranno più quell’interferenza, lui tornerà ad avere una visione normale e naturale in tutte le posizioni. Diverso è ad esempio il caso di una malattia come la miastenia, da cui è affetto Gattuso e di cui ha raccontato egli stesso, un problema che avrà per tutta la vita e gli causa fenomeni di diplopia a poussée. Ma per Márquez, a quanto sappiamo, la causa è traumatica, ed è cosa diversa: una volta guarito il sintomo la restitutio ad integrum della visione è totale».

Ciò non toglie che per un pilota possa comunque rappresentare un problema.

«Non è un giocatore di golf, ma un rider, e nel motorismo questo può essere un problema, più che altro perché le cadute fanno parte del mestiere di un motociclista e i traumi cranici e gli scuotimenti possono riproporre il problema».

Più pessimistica la visione di Marcon:

«la storia dei problemi che hanno interessato Márquez è potenzialmente pericolosa per la sua carriera a certi livelli, perché qui la sintomatologia si è riproposta già in più di un’occasione a diversi anni dall’intervento».

L’operazione del 2011 agì sul quarto nervo cranico, il nervo trocleare, e le recidive nascono verosimilmente sempre da lì:

«Si tratta di un nervo abbastanza lungo che si danneggia frequentemente nei traumi cranici e può provocare appunto una diplopia verticale e torsionale, pertanto una delle due visioni è anche inclinata. Ecco, in uno sport nel quale un atleta deve continuamente anticipare la pista e percepire le sue curve con lo sguardo, assumendo spesso posizioni della testa molto inclinate, credo che possa essere molto limitante. Senza avere in mano i dati delle sue visite, ma leggendo anche ciò che hanno dichiarato i suoi medici, a mio avviso la capacità di essere competitivo a quei livelli diventa un punto interrogativo. L’intervento del 2011, a giudicare dai risultati, era stato perfetto, ma al tempo Márquez era anche più giovane e negli anni, a quanto pare, il nervo ha subito altri traumi».

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