L’Italia della costruzione da dietro, esce dal Mondiale con un gol su lancio lungo del portiere (VIDEO)
La legge del contrappasso. La Macedonia segna in tre tocchi: la cara, vecchia spizzata e il tiro del centravanti. Con tanti saluti alle onanistiche esibizioni da agility

Db Palermo 24/03/2022 - Playoff Qualificazioni Mondiali Qatar 2022 / Italia-Macedonia del Nord / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Giorgio Chiellini-Gianluigi Donnarumma
È la legge del contrappasso. L’Italia della costruzione da dietro, quella onanistica esibizione del nulla che siamo costretti a sorbirci settimanalmente, come si ci fossero dei giudici a dover votare quell’esibizione che fa tanto barrage nell’equitazione, o parallele asimettriche nella ginnastica artistica o, se volete, quelle gare di abilità per cani: l’agility. Insomma l’Italia di quell’aberrazione là, della costruzione da dietro, è uscita dal Mondiale per un classico gol del calcio che fu. Rilancio lungo del portiere (orrore! Dovrebbe essere vietato dal regolamento), spizzata poco oltre centrocampo per il centravanti che controlla e da poco più di venti metri tira forte e angolato dove Donnarumma non arriva. E gol.
Tre tocchi tre. Portiere, la spizzata, il tiro. Francamente sono episodi non più accettabili su un campo da calcio, figuriamoci in una partita ufficiale di qualificazione ai Mondiali. Oggi tre tocchi sono l’abc della costruzione da dietro, il minimo sindacale. Passaggio al difensore sinistro che la ridà indietro al portiere che la rigioca sul difensore destro e di nuovo al portiere. Così si gioca a tre tocchi.
Non è un caso che l’unica, vera, occasione dell’Italia di ieri sera è nata da una costruzione da dietro della Nord Macedonia. Il pallone è finito sui piedi di Berardi (peraltro l’unico attaccante azzurro pericoloso) che avrebbe potuto fare di tutto e avrebbe segnato in ogni modo. Tranne con un tiro fiacco dal limite dell’area. Cosa che lui ha puntualmente realizzato.
È stato giusto così. Il dio del calcio ogni tanto si materializza per impartire una lezione a chi vuole trasformare questo sport – che un tempo era bellissimo – in dimostrazione ed esibizioni di presunto talento fini a sé stesse che nulla hanno in comune con lo scopo del calcio: fare gol.