Gli Inti Illimani tornano in Italia: «Si lotta ancora una volta per la pace e per il rispetto dei popoli»
Pronto il tour col toscano Giulio Wilson. Su l'Avvenire. «El pueblo unido jamàs serà vencido uno slogan allora ideologizzato, oggi universale»

«Il più storico gruppo cantore della libertà e della pace». Così l’Avvenire presenta gli Inti Illimani, intervistati per il loro ritorno in Italia. È il «Vale la pena tour», frutto dell’incontro tra Coulòn, 74 anni, capostipite della band, e il cantautore toscano Giulio Wilson.
Loro che cantano la pace, che furono esuli quando Pinochet prese il potere in Cile, ironia della sorte arrivano proprio in un tragico momento bellico.
«Ancora una volta le situazioni non risolte o gestite male ci portano a una condizione estrema e a un’inaccettabile guerra, di invasione, di sopruso e di abuso contro le popolazioni indifese – dice Jorge Coulòn – Volevamo tanto fare questo tour, dopo il dilagare della pandemia. Ma torniamo in un Paese che, come tutto il mondo, lotta ancora una volta per la pace, per il rispetto dei diritti umani, per il rispetto dei popoli, per la gente comune che vive del proprio lavoro e che non aspetta altro che poter lavorare, vivere, crescere e amare, condividere in pace. Speriamo che questi concerti con Giulio Wilson siano un momento di incontro, per riaffermare i diritti delle persone, al di sopra dei giochi delle grandi potenze».
E gli Inti Illimani, scampati alla dittatura nel ’73, sono ancora a far sentire la propria voce…
«Ora si sta davvero per varare la quarta Costituzione del Cile e sarà la prima volta che alla sua elaborazione partecipa il popolo anziché una cerchia ristretta di persone. Oggi sono al governo anche quei giovani che dieci anni fa avevano cominciato a scendere in piazza. È un regalo inaspettato, non pensavo di poter vivere un altro momento storico così importante. Con i giovani scesi in piazza con le nostre canzoni di mezzo secolo fa e quelle di altri artisti che avevano cantato la resistenza a Pinochet, costruendo un ideale ponte generazionale. A dimostrare che le nuove generazioni non sono nate dal nulla ma hanno le radici in quella lontana lotta per la democrazia e la giustizia sociale. Un filo rosso a dire che ne è proprio valsa la pena. Che potere ha quindi la musica? Il musicista, il cantante, ha senz’altro un importante ruolo sociale e morale. Può sensibilizzare e smuovere le coscienze. Ma io penso anche che non dovrebbero essere i cantanti a farsi carico di questa missione, sentirsi depositari di questa funzione e responsabilità. Se tocca ai musicisti assumersela, vuol dire che la politica, le istituzioni e il corpo sociale non lo fanno. Comunque questo dimostra che la cultura, in generale, ha un ruolo decisivo nel rendere più consapevoli e partecipi le persone. Affinché non siano sempre gli arrivisti e gli arroganti a riuscire a occupare le poltrone della politica e ad avere il comando. Ma il punto è sempre quello, manca il senso di comunità».
Intanto ci sono moltitudini che migrano per cercare di sopravvivere…
È proprio quanto vogliamo testimoniare con il tour. Ora, questa fortissima migrazione all’interno dell’Europa purtroppo non significa che stiano finendo le altre. Uno dei motivi di tutte le migrazio- ni è l’iniquità nella distribuzione delle risorse. È l’ingordigia di pochi oligarchie di potere ormai globalizzate. Ma i migranti sono vittime due volte: della disuguaglianza e del miraggio di un miracolo economico che però non è tale nemmeno nel Paese dove vanno a cercare fortuna. Emergenze su cui papa Francesco richiama l’attenzione da sempre. Lui conosce il sud del mondo. Magari inviteremo Giulio a cantare con noi El pueblo unido jamàs serà vencido. Uno slogan allora ideologizzato… Ma oggi universale. Dobbiamo prenderci cura del mondo tutti isieme. Stiamo finendo con l’auto- distruggerci.
Fu contro una eccessiva ideologizzazione di sinistra anche l’attacco di Dalla alla musica andina e agli Inti Illimani in quel lontano 1977?
Non lo so. Però Lucio venne a mangiare a casa mia trent’anni fa quando era in concerto al Festival di Vina del Mar dopo Attenti al lupo. Abbiamo parlato a lungo e ancora una volta si è scusato per la sua frase sulla musica andina, che noia mortale. Lucio è stato davvero un grande artista visionario e profetico. Se ascoltiamo Futura sembra scritta apposta per quanto sta accadendo oggi.