Spalletti viva Napoli a volo d’uccello, non si impantani
Consigli non richiesti a un uomo che sa molte cose. Che vive in albergo senza il timore di perdervi scudetti. E segue il modello Ottavio Bianchi

Napoli 30/09/2021 - Europa League / Napoli-Spartak Mosca / foto Insidefoto/Image Sport nella foto: Luciano Spalletti
Spalletti lo sa. Cominciamo col dire questo. Perché un allenatore che arriva a Napoli e va a vivere in albergo, lo sa. Sa tutto. E aggiungiamo: un allenatore che ha lavorato a Roma cinque anni, e che ha portato a termine il compito di far capire a Totti che doveva ritirarsi, lo sa fin troppo bene. Il napoletano crede sempre di essere il più eccessivo, nel bene e nel male. Si rassegni: l’ambiente è pacato rispetto a quello giallorosso a Roma.
Spalletti alla Mourinho
Lo sfogo a caldo di Spalletti è stato, giustamente, a uso e consumo dei suoi calciatori. Da capo branco. Alla Mourinho, se Spalletti ci passa il termine. Li ha difesi. Pubblicamente. Ha detto quel che tutti loro avrebbero voluto ascoltare dal proprio allenatore.
La premessa è d’obbligo. Perché qualcosa la diremo sull’ambiente Napoli ma francamente è da ingenui pensare che Spalletti non sappia. Napoli va vissuta a volo d’uccello. Più che stare attenti a non disunirsi, è importante non impantanarsi. Non prestare attenzione alle beghe che germogliano a Napoli. Lo sa fin troppo bene. Vive in albergo, senza timore di perdervi scudetti. E – non ci crederete – qualcuno lo ha anche criticato per questa scelta. Come se volesse mettere una distanza.
Vive Napoli alla Ottavio Bianchi
Spalletti sta bene a Napoli, è felice. La vive alla Ottavio Bianchi. Va al lavoro presto, rientra tardi. Napoli va vissuta così. Come se non esistesse. Deve rimanere un rumore di fondo. Solo così si sopravvive. Città in cui nelle università – rigorosamente agli ultimi posti nelle classifiche nazionali di qualità e rendimento – hanno organizzato convegni su Orsato. Dove l’attesa per un mezzo pubblico – metropolitana compresa – è sempre un’incognita. Eppure, una volta insediato, il nuovo assessore ai trasporti per una settimana ha parlato solo della mancanza degli ultras allo stadio. Perché – attenzione – il problema a Napoli è la cosiddetta borghesia. Che in realtà sono in larga parte professionisti.
A Napoli sanno tutto. Non solo a Napoli, ma di certo anche a Napoli. Hanno una spiegazione per tutto. È un laboratorio alchemico ma non si trasformano i metalli in oro, bensì la realtà in leggende metropolitane che in breve tempo diventano verità indiscutibili. Dogmi. È una città che ha realmente creduto che Sarri fosse il leader della nuova rivoluzione del proletariato. Città in cui esistono i gattusiani categoria assente persino tra i familiari del tecnico calabrese.
E quindi sì, a Napoli si impartiscono lezioni di carattere, si spiega come si primeggia nello sport. Ovviamente è preferibile non averne mai praticato uno. Mai rovinare le certezze con l’esperienza. Loro lo sapevano che a Cagliari la squadra non avrebbe vinto. A Napoli sono stanchi di non vincere niente. E quindi non vanno allo stadio, preferiscono abbonamenti televisivi pezzotti, contestano, si lamentano, mormorano. Ma vogliono la squadra forte. Con quali soldi non è affar loro. Loro sono Napoli, hai detto niente. Detestano De Laurentiis che di questo Napoli è l’artefice principale. “Ha culo”: è la loro sentenza. Poi, se il Napoli un bel giorno va in testa alla classifica, arrivano con trombe sciarpe e bandiere. Vogliono far vedere che solo da queste parti sanno festeggiare ma non ne vogliono sapere di essere assillati con la storia dello spalla a spalla. La vita già è difficile.
Spalletti lo sa
Tutte queste cose Spalletti le sa fin troppo bene. Lo ha dimostrato con le sue dichiarazioni di questi mesi. Non si impantanerà nell’ambiente Napoli. Seguirà il modello Ottavio Bianchi l’unico possibile. Qualsiasi altra strada sarebbe una perdita di tempo, il primo passo in una palude dalle sabbie mobili. Non dimentichi, Spalletti, che Napoli ha fischiato Maradona. Può trovare i video su Youtube. Ora sono bravi tutti a farsi venire i lacrimoni. Una cosa è Napoli e un’altra è la sua rappresentazione. Il nostro è un consiglio non richiesto: lasci stare Napoli. Segua i media e la rappresentazione che ne fanno. I napoletani detestano la realtà, per ovvie ragioni. Lei che è uomo di letture senza il bisogno di millantare incontri con scrittori, avrà già trovato tutto nella bambina con gli occhiali raccontata da Anna Maria Ortese ne “Il mare non bagna Napoli”. O al bar Middleton di La Capria in “Ferito a morte”. Non è cambiato niente. A Napoli raramente cambia qualcosa. Ma lei sa già tutto, Spalletti. Continui così. Con la giusta dose di ipocrisia. E poi, soprattutto, possibilmente vinca tutte le partite al 94esimo. Tanto che ce vo’.