L’attaccante del Milan ha riaperto il campionato. Vive a San Siro, accompagna i figli a fare sport, la sua carriera è tutta un dribbling alle difficoltà

“Olivier Giroud non chiede di giocare: semplicemente gioca, quando può. E cerca di non passare inosservato”.
Inizia così il profilo che traccia, dell’attaccante del Milan, Alessandra Bocci, sulla Gazzetta dello Sport. Giroud ha sangue italiano nelle vene: una nonna materna è bergamasca e l’altra triestina. Una delle sue caratteristiche principali è la testardaggine, oltre alla confidenza con il gol e “la capacità di sacrificarsi e giocare per la squadra”.
Giroud è “uno che non si arrende”.
“Accolto da scetticismo, ha svoltato all’improvviso dopo troppi guai, fra infortuni e Covid. Trattato un po’ anzi molto come l’alter ego di Ibrahimovic. ha finito per oscurare Zlatan nel momento forse più importante della stagione. Non soltanto perché ha segnato due gol in un derby, ma perché ha riaperto di fatto il campionato e ha dimostrato ancora una volta di non temere le difficoltà. Nella sua carriera, ricca comunque di successi, è stato messo in discussione tante volte, probabilmente anche perché non è il tipo che tiene a freno la lingua. A Milano sembra aver trovato l’ambiente ideale per rilanciarsi dopo un’annata un po’ così, l’ultima in Premier League, e tentare l’assalto alla nazionale francese”.
Giroud non si è fatto molti amici in Francia, dunque è difficile che Deschamps lo ripeschi, ma non si può mai dire.
“La carriera del signor G è tutto un dribbling alle difficoltà”.
A Milano conduce una vita tranquilla.
“Accompagna la figlia a praticare l’equitazione, porta i figli sui campi di calcio. Quando è consentito mangia la pizza, approvata anche dal fratello nutrizionista, e coltiva la sua passione per gli spaghetti al pomodoro e il risotto giallo. Vive a San Siro e forse non è un caso che finora abbia segnato soltanto al Meazza: il feeling che si è creato è forte e autorizza altri sogni di risalita”.