Reja: «Gasperini è il Sacchi dei nostri tempi. Napoli e Atalanta sono entrambe da scudetto»

Alla Gazzetta dello Sport. «All'Atalanta mancherà solo Gosens, il Napoli ha problemi con gli infortuni. Ma gli azzurri possono interrompere il dominio della Juve e delle milanesi»

Reja hamsik

Gettare basi solide per la risalita. Un lavoro che – come scrive l’edizione online della Gazzetta dello Sport – Edy Reja ha fatto per il Napoli così come per l’Atalanta. Qualche meritò, insomma, Edy ce l’avrà, se oggi le due squadre sono lì a contendersi lo scudetto con le milanesi.

«I meriti, però, non sono tutti miei».

Lo chiarisce e lo chiarisce bene, l’allenatore goriziano, attualmente ct dell’Albania, intervistato dalla Gazzetta proprio a poche ore della sfida del Diego Armando Maradona tra gli azzurri e i bergamaschi.

Un incontro aperto a qualsiasi risultato. L’Atalanta può contare sul rientro di diversi giocatori, la formazione è praticamente al completo a parte Gosens. Il Napoli invece ha qualche problema in più, gli manca il giocatore fondamentale in ogni reparto: Koulibaly, Fabian Ruiz, Osimhen. Sono assenze pesantissime.

L’Atalanta, per Reja, è una candidata credibile per lo scudetto. Anche se il Napoli, secondo lui, è il principale indiziato a rompere prima l’egemonia che Juve, Inter e Milan hanno avuto negli ultimi vent’anni.

Sì, anche l’Atalanta è in corsa. Sarà fondamentale arrivare in primavera in grande salute. Le condizioni devono essere ottimali perché i valori ci sono. Entrambe le squadre giocano un calcio bello, piacevole e redditizio. Anche il Napoli è migliorato rispetto agli anni precedenti, è più concreto in fase di finalizzazione. Il principale indiziato a rompere l’egemonia della Juve e delle milanesi (non necessariamente quest’anno) è proprio il Napoli. L’Atalanta è davvero forte, ma gli azzurri hanno una rosa di qualità e mi danno l’impressione di potercela fare prima.

Reja ha detto delle assenze. Una delle più pesanti è Osimhen. La scelta del suo sostituto (Mertens o Petagna) può cambiare radicalmente il modo di giocare della squadra.

Sono due calciatori molto diversi: Mertens paradossalmente è molto più un uomo d’area, un finalizzatore, mentre Petagna è più un attaccante di manovra, quello a cui si dà il pallone per far salire la squadra. Da questa scelta può cambiare radicalmente il modo di sviluppare il gioco.

Ancora, le assenze e gli infortuni sono il tema. Il calendario è davvero troppo fitto?

Sì e l’ho sempre sostenuto. Per le squadre diventa uno sforzo immane perché per reggere questi ritmi serve una rosa da 23-24 calciatori, tutti affidabili. In questo Spalletti mi sembra se la stia cavando molto bene, ne sta facendo ruotare parecchi.

Reja ha lanciato Toloi, De Roon e Freuler. Ma è Gasperini, per Reja, il vero artefice del miracolo Atalanta. Tanto che si spinge a definirlo il Sacchi dei nostri tempi.

Ho iniziato un certo tipo di lavoro, ma Gasperini ha dato il via a tutto questo. Ha saputo scegliere anno dopo anno sempre ottimi elementi, dando stabilità al progetto e favorendone lo sviluppo. Da giocatore era una mezzala intelligente, si distingueva proprio per uno spiccato senso tattico che univa a una buona tecnica. Ora è molto attento ad altri aspetti, che non gli appartenevano così tanto, come il pressing alto e certi movimenti della fase difensiva. È un allenatore completo, è il Sacchi dei nostri tempi per l’impronta decisa che ha saputo lasciare al calcio in questi anni. Il suo lavoro è stato riconosciuto anche all’estero.

Ora l’esperienza da ct dell’Albania, ma Reja tornerebbe in Italia?

No, ho già dato. Ormai sono avanti con l’età. Sono molto contento del mio lavoro con la federazione albanese, il movimento è in crescita e mi reputo fortunato ad essere ancora considerato nella mia professione. Io e Lucescu ormai siamo gli ultimi rimasti per anzianità. È anche vero che, quando si ama un lavoro, si fa molta meno fatica e per me è sempre stato così. Ma la mia carriera è stata già ricca di soddisfazioni, specialmente da Napoli in poi.

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