Il reportage: dietro gli alberghi di lusso lo sfruttamento dei migranti, costretti a vivere per mesi in campi affollati senza mai un giorno di riposo

Hotel boutique e resort a cinque stelle. Dietro, nell’ombra, lavorano migranti sfruttati per un euro l’ora. “Siamo in trappola”, dicono. Almeno quelli che il Qatar non espellerà 5 mesi prima dell’inizio del Mondiale per nasconderli alla platea internazionale in arrivo.
Il Guardian ha soggiornato o visitato sette degli hotel elencati sul sito web dell’hospitaly della Fifa, e ha intervistato oltre 40 lavoratori – impiegati direttamente e tramite subappaltatori. Nel reportage c’è di tutto, soprattutto accuse di gravi violazioni dei diritti dei lavoratori.
Praticamente tutti denunciano di lavorare per più di 12 ore al giorno e di non avere un giorno libero da mesi. Mentre lavoravano alla costruzione di alloggi lussuosissimi, dicono di vivere in stanze sovraffollate, in soffocanti campi di lavoro. Alcuni hanno affermato che i loro passaporti sono stati confiscati e non gli è permesso cambiare lavoro. Di fatto sono schiavi.
Il Guardian scrive che è evidente che la Fifa non è riuscita a svolgere efficacemente i controlli di base sugli hotel, in violazione della propria politica sui diritti umani.
David, un lavoratore migrante dall’Africa, si sfoga così: “I miei amici hanno cercato di cambiare lavoro, ma la nostra azienda si rifiuta di lasciarli andare. Dobbiamo accettarlo. Il nostro capo fa quello che vuole“.
Ranjit, una guardia di sicurezza, è in servizio da 11 ore. Il suo stipendio è di circa 80 centesimi l’ora. Eppure per cinque mesi ha guadagnato nulla, perché doveva ripagarsi la tassa illegale di 1.500 euro che è stato costretto a pagare a un agente di reclutamento per assicurarsi il lavoro. “È una truffa”, ha detto. “Qui ti succhiano il sangue”
“Siamo caduti in una trappola e non possiamo uscirne”, ha detto un altro lavoratore di un hotel.