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La Grande Industria Calcio Italiano in ginocchio dagli arabi: a Inter e Juve servono spiccioli

La grande questua. De Siervo in missione per vendere la Supercoppa per 3,5 milioni più vitto e alloggio. E questi sono i signori che volevano fare la Superlega

La Grande Industria Calcio Italiano in ginocchio dagli arabi: a Inter e Juve servono spiccioli
Db Torino 25/08/2018 - campionato di calcio Serie A / Juventus-Lazio / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Andrea Agnelli-Giuseppe Marotta

La Grande Industria Calcio Italiano (potrebbero farne un brand se sapessero andare oltre l’utilizzo della parola “indotto” a casaccio: la GICI) non ha ancora una data e un luogo fissati per la Supercoppa italiana tra Inter e Juventus. Perché sta provando – utilizzando tutte le leve politiche di cui dispone – a racimolare 7 milioni di euro dall’Arabia Saudita. Siamo alla spartenza delle briciole: 3,5 milioni andrebbero alla Juve, 3,5 all’Inter, più vitto e alloggio. Leggiamo un po’ ovunque che s’è mosso in prima persona l’ad De Siervo, il quale è volato in Arabia per riallacciare i “rapporti” con uno Stato evidentemente troppo impegnato a comprarsi il Newcastle e Messi come ambasciatore per perdere tempo con gli spiccioli che aveva promesso al campionato italiano.

Vista la latitanza araba, che non s’era più fatta sentire, La Lega in un primo momento aveva virato per la soluzione casalinga: 12 gennaio a San Siro, tra l’altro con la capienza al 100%. Juventus e Inter però si sono opposte a questa idea romantica e poco lucrosa. Preferiscono volare a Riad il 22 dicembre. Per i suddetti 7 milioni di euro da dividersi.

I più scafati, quelli che “ascolta un cretino”, ne fanno una questione di convenienza tattica. Perché la Supercoppa al 12 gennaio avrebbe spostato Juventus-Napoli e Bologna-Inter del 6 gennaio. Il retropensiero, banalotto, suggerisce che la Juventus preferisca di gran lunga rinviare la partita del 21 dicembre contro il Cagliari e giocare contro il Napoli a tempo debito, senza i suoi africani Koulibaly, Osimhen e Anguissa. Il Napoli, d’altra parte, all’andata giocò contro una Juve senza sudamericani.

Ma il punto è meno sportivo. Ha a che fare con la decenza, e l’immagine stessa che la Serie A veicola di se stessa nel mondo quando s’abbassa a questuare spiccioli per i suoi club più potenti (questi volevano fare la Superlega) come col panierino alla messa della domenica. Con tre milioni e mezzo la Juve ci paga tre-quattro mesi di stipendio di Dybala. All’Inter che licenzia i magazzinieri per fare liquidità magari servono un po’ di più, ma insomma. Davvero la Lega considera Inter-Juventus a San Siro un “asset” così svalutato? Non vale 7 milioni? E l’indotto? Dov’è l’indotto quando serve?

L’Arabia Saudita è pur sempre lo Stato che investe miliardi di euro per ripulire la propria immagine internazionale alla lavanderia dello sport, mentre fa uccidere e smembrare giornalisti. Il tranello etico val bene raffiche di editoriali sulla stampa straniera, che pur alla fine s’arrende all’avvento in Premier dei capitali insanguinati. Figurarsi se scalfisce la GICI. Sette milioni, tre e mezzo a testa a Inter e Juve. Questo è il valore che la Serie A auto-attribuisce alla sua Supercoppa. Più vitto e alloggio, certo.

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