Il regista di Squid Game: «La serie non mi ha arricchito, ma esaurito, ho perso anche sei denti»
A Sette: «Netflix non mi ha pagato alcun bonus. Oggi tutti viviamo in un mondo alla Squid Game. Lottiamo per la nostra vita in una realtà basata sulla disuguaglianza»

Su Sette una lunga intervista a Hwang Dong-hyuk, regista e sceneggiatore di Squid Game, la serie più vista di Netflix. Racconta una sfida tra 456 giocatori di ogni estrazione sociale, disperati per aver accumulato troppi debiti: si sfidano in giochi infantili ma se sbagliano muoiono. Il vincitore va a casa con un montepremi da 28 milioni di sterline. Lui, racconta, non si è arricchito, nonostante il successo straordinario della serie.
«Non sono tanto ricco, ma ho abbastanza per vivere. Abbastanza per mettere il cibo in tavola. E non è che Netflix mi abbia pagato alcun bonus. Mi ha pagato secondo il contratto originale».
Racconta di aver raggiunto livelli indicibili di stress per girare la serie, tanto da perdere sei denti.
«Mi sono esaurito, sotto il profilo fisico, mentale ed emotivo, mi venivano in mente nuove idee e continuavo a rivedere gli episodi durante le riprese e questo non ha fatto altro che moltiplicare la mole di lavoro».
Racconta come gli è venuta la serie: nel 2009 il suo Paese fu investito da una crisi finanziaria globale.
«Mi sono ritrovato in gravi difficoltà perché mia madre in quel momento è andata in pensione. Io stavo lavorando a un film e non sono riuscito a trovare finanziatori. E così per un anno intero sono rimasto inattivo. Siamo stati costretti a chiedere prestiti, mia madre, mia nonna e io».
Così ha cercato di distrarsi leggendo fumetti che parlavano di giochi di sopravvivenza.
«Mi riconoscevo in tutti i loro personaggi, spinti dalla disperazione e affamati di denaro e successo. Ho toccato il fondo della mia vita, in quel momento. Se in realtà fosse esistito un gioco per la sopravvivenza come quelli, mi chiedevo, avrei partecipato per salvare la mia famiglia? Mi sono reso conto che, in quanto regista, avrei potuto aggiungere un mio tocco personale a quel genere di storie, ed è allora che ho cominciato a lavorare sul copione».
L’idea alla base della serie, spiega, è molto semplice:
«Stiamo tutti lottando per la nostra vita in una realtà basata sulla disuguaglianza».
Ed aggiunge:
«Oggi tutti viviamo in un mondo alla Squid Game».