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Scandalo sessista nel campionato spagnolo di padel: premi nascosti ai giocatori uomini

L’organizzazione organizzatrice prometteva 5mila euro agli uomini più qualificati. L’associazione dei giocatori professionisti ha deciso di boicottare il torneo

Scandalo sessista nel campionato spagnolo di padel: premi nascosti ai giocatori uomini

A Madrid, questa settimana, si terrà il campionato spagnolo di padel, ma senza le sue migliori giocatrici donne. Tutto per uno scandalo sessista che lo ha travolto. L’Associazione dei giocatori professionisti di padel ha infatti deciso di boicottarlo dopo aver scoperto che alcuni giocatori avevano ricevuto pagamenti extra premi dalla Urban Event, la società a cui la Federazione spagnola di Paddle (FEP) ha demandato l’organizzazione dell’evento.

Urban Event, infatti, ha assegnato un importo fisso di 5.000 euro agli uomini più qualificati per garantire la loro presenza nel torneo. Lo scalpore che ha destato la notizia, appena emersa, ha portato alle dimissioni di Pedro San Romàn, ex giocatore e CEO di Urban Event.

Patty Llaguno, sesta nel ranking mondiale, ha rilasciato alcune dichiarazioni sul tema a El Mundo.

“Abbiamo scoperto tutto da dietro e ci siamo alzati. Ora abbiamo abbastanza peso per prendere la decisione, anche se ci sentiamo molto dispiaciute. Bisognava fare il sacrificio per il bene del padel femminile e alzare la voce ad un certo punto”.

La Federazione, intanto, si tira fuori da quanto accaduto:

“Le lamentele del gruppo di giocatori sono limitate a un’iniziativa che sorge nel campo della società organizzatrice del campionato spagnolo di Padel, Urban Event, volta a incoraggiare la partecipazione di alcuni giocatori attraverso contributi economici privati”.

Nonostante la società organizzatrice del torneo, esterna alla Federazione spagnola, abbia cercato la soluzione per evitare tale danno di immagine e siano arrivate le dimissioni del responsabile, era troppo tardi, dice la Llaguno:

“Hanno riconosciuto il loro errore e volevamo distribuire il budget nascosto solo perché ce ne eravamo resi conto. Non erano più i soldi in sé, ma il fatto stesso”.

 

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