ilNapolista

«Per ‘Alleluia’ Baudo davanti a me chiamò Andreotti: arrivarono a «Fantastico» Conti, Boniek e Platini»

Il manager Pasquale Mammaro a La Verità: «L’unico cantante vero era Gullit. Il cantante più strano che ho assistito? Reitano, regalava soldi a tutti»

«Per ‘Alleluia’ Baudo davanti a me chiamò Andreotti: arrivarono a «Fantastico» Conti, Boniek e Platini»
Platini e Boniek

Su La Verità un’intervista a Pasquale Mammaro, manager di diversi protagonisti della musica italiana nell’arco degli ultimi 40 anni. Il primo grande artista a cui si è legato è stato Little Tony. Racconta l’incontro nel casale del cantante sull’Appia Antica:

«Ho visto che mi aspettava all’ingresso della porta di casa con la giacca con le frange ed è stato un colpo di fulmine. Sono andato per prendere un caffè e mi sono ritrovato a cena con lui. Non ci siamo più lasciati. L’ho portato al festival di Sanremo nel 2003, dove ho avuto l’idea di unire lui e Bobby Solo, e nel 2008 da solo per festeggiare i cinquant’anni di carriera».

Per anni si è parlato di rivalità tra Little Tony e Bobby Solo. Dà la sua versione.

«Tutti mi dicevano che ero il manager più ricco del momento, in realtà non ho fatto neanche una serata con loro perché, purtroppo, la rivalità c’era. Era una rivalità strana perché loro si volevano comunque bene, però Bobby sul lavoro diceva che a livello di immagine Tony lo batteva, mentre lui si sentiva più forte musicalmente. Io avevo trovato tanti eventi da fare assieme, ma Bobby li ha rifiutati tutti».

Racconta di quando, nel 1986, ebbe l’idea di unire i calciatori più famosi del momento per incidere una canzone benefica, Alleluia.

«Sono riuscito a portare i giocatori di Roma e Juventus il sabato sera a Fantastico da Pippo Baudo e lì è scoppiato il successo del brano. I calciatori erano in ritiro, la domenica c’era la partita Roma-Juve, bisognava sbloccare la situazione perché Baudo aveva detto: “Se passo solo il video, non ha senso, qualche giocatore deve venire in studio”. Pippo credeva così tanto in questa iniziativa che davanti a me ha chiamato Andreotti e gli ha detto: “Giulio, io ho bisogno di questo favore”. Andreotti è intervenuto e sono arrivati Boniek, Conti, Platini e Cabrini».

Com’era riuscito a convincere a cantare i grandi campioni della serie A? Gli chiedono. Risponde:

«Attraverso Aldo Biscardi, che mi ha dato una grossa mano mettendomi in contatto con tutte le società di calcio. Ho lavorato sei mesi per questa operazione. L’unico cantante vero era Gullit. I casi della vita: il giorno che eravamo alla Rca a incidere il brano il procuratore del giocatore olandese, mio amico, mi ha detto: “Guarda, io ho questo Gullit, che è uno forte, lo sta acquistando il Milan, ha un appuntamento con Berlusconi. Se vuoi, te lo porto”. Me lo ho portato in studio, Gullit si è messo lì con i ragazzi che avevano composto il brano e nel giro di qualche ora ha cantato tutta la sua parte. È stato l’unico a eseguire la parte solista».

Tornando ai cantanti di professione, racconta che tra quelli che ha assistito il più strano era Mino Reitano.

«Era un uomo di grande generosità: diceva che devono guadagnare tutti. Quando in albergo lo aiutavano a portare il bagaglio in camera, lui regalava cinquantamila lire di mancia. Io dicevo: “Ma Mino, non è esagerato?”. E lui: “Anche loro devono guadagnare”. “Magari dieci euro andavano bene lo stesso”, replicavo, ma lui era fatto così. Stavamo a Sanremo e lui andava a comprare il pesce dai pescatori per farselo cucinare. Io dicevo: “Stiamo in un grande albergo, ce l’avranno il pesce!”. “No, io lo devo comprare dai pescatori perché anche loro devono guadagnare”. Aveva una sua filosofia. Anche Tony era un uomo molto generoso».

ilnapolista © riproduzione riservata