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Pastorello l’anti-Raiola: «Noi agenti guadagniamo troppo, non siamo né calciatori né club»

L’intervista al Telegraph: “Così ho convinto Lukaku ad andare al Chelsea, era un treno che non sarebbe mai più ripassato”

Pastorello l’anti-Raiola: «Noi agenti guadagniamo troppo, non siamo né calciatori né club»

In una rara intervista concessa al Telegraph Federico Pastorello, procuratore di Romelu Lukaku, ha parlato della trattativa record che quest’anno ha riportato l’attaccante in Premier.

Pastorello ha rivelato che ci sono volute cinque offerte per chiudere l’affare col Chelsea:

Ho detto a Romelu, che poteva essere ‘ora o mai più’, perché probabilmente all’inizio non se ne rendeva conto al 100%. Ho dovuto ricordargli che a volte ci sono i treni che quando passano non tornano più. Per la situazione, per il mercato e perché non c’erano molte altre possibilità, quello era il treno di Romelu. Abbiamo avuto l’opportunità di essere nel posto giusto al momento giusto e gli ho detto che se voleva tornare doveva prenderlo subito”.

“Era una situazione molto particolare per tutte le parti. Per il Chelsea, che avevano preso Romelu quando aveva 18 anni e l’avevano venduto. Avevano provato a riacquistarlo quando Antonio Conte era allenatore, non ci sono riusciti e hanno dovuto pagare un prezzo record per riprendere un giocatore che una volta era loro. Questa era una difficoltà psicologica. Poi sapevano tutti che l’Inter aveva difficoltà finanziarie e questo probabilmente significava che, all’inizio, il Chelsea ha un po’ sottovalutato quanto l’Inter non volesse venderlo. Quindi era parte del mio lavoro spiegare che senza l’offerta giusta il giocatore non si sarebbe mosso”.

Ci sono state quattro offerte e la quinta è stata quella che ha chiuso le trattative. Guardando indietro, penso che tutti abbiano fatto un ottimo affare”.

Pastorello, che il Telegraph definisce l’esatto opposto – nei modi – di Mino Raiola, parla della sua agenzia come di una “boutique” e ammette:

“Sono d’accordo che probabilmente dobbiamo trovare un regolamento sulle commissioni che prendiamo. Forse un tetto o un po’ più di equilibrio. Probabilmente siamo arrivati ​​a guadagnare troppo per quello che è il nostro ruolo, perché non siamo giocatori e non siamo club. Siamo una parte molto importante del business, ma le nostre commissioni sono davvero alte”.

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