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Sigmund Spalletti colpisce ancora: il Napoli rimonta anche a casa del Leicester (2-2)

Settanta minuti di bel gioco e zero gol. Sotto di due reti, all’improvviso Osimhen si sveglia e segna due gol da grande centravanti. Il pari sta anche stretto

Sigmund Spalletti colpisce ancora: il Napoli rimonta anche a casa del Leicester (2-2)

E alla fine il Napoli trova il suo centravanti. Perché, c’è poco da dire, puoi giocare bene quanto vuoi ma se non segni, non si cantano messe. E fino al 69esimo, incredibilmente sotto di due gol sul campo del Leicester, il Napoli dal punto di vista realizzativo sbaglia tutto quel che può sbagliare. A partire proprio da Osimhen protagonista di tiri sciagurati nel primo tempo. Poi, però, si sveglia. Al 69esimo, al termine di una pregevole azione tutta di prima, scavalca Schmeichel con un pallonetto praticamente in area piccola. E all’86 esimo salta in area come un centravanti vero e segna il gol del pareggio. Finisce 2-2 ed è un risultato che sta persino stretto al Napoli. Almeno, però, ci evita la dannazione di dover complimentarsi per una sconfitta. Che francamente, dopo un decennio consecutivo in Europa, è quasi inaccettabile. Pur davanti a una prestazione generosa, attenta, intelligente e con tanta qualità (tranne sotto porta).

Il Napoli per l’ennesima volta non si disunisce. Recupera l’ennesima partita, la quarta di fila, nella gestione Spalletti. Non ci attardiamo nemmeno a fare il paragone con l’anno e mezzo precedente in Europa, tendiamo a voler dimenticare, come se non l’avessimo mai vissuto.

Quattro indizi fanno più di una prova. Il lavoro di Sigmund Spalletti è evidente. Disse nella prima conferenza che avrebbe voluto un Napoli consapevole della propria forza. Ci ha messo tempo, troppo, questa sera il Napoli per farlo capire anche all’avversario, ma alla fine ci è riuscito. E Spalletti è stato lì, a incitare, imprecare, dannarsi, dare indicazioni, cambiare gli uomini, limare l’assetto tattico. Ci ha sempre creduto dal primo minuto. Della partita e della sua gestione.

È come se il Napoli avesse impiegato un po’ di tempo per sintonizzarsi sulla determinazione del suo allenatore. Spalletti schiera la squadra migliore (a differenza del Leicester che lascia in panca Tielemans, Vardy e Maddison): è un messaggio chiaro ai suoi calciatori che però entrano molli in campo. Il Leicester sfiora subito il vantaggio su pasticcio difensivo e poi lo segna con uno schema che sta diventando classico: cross da un lato all’altro (come col Genoa), Di Lorenzo va al centro (come col Genoa) e gol di Perez. Uno a zero Leicester dopo nove minuti.

Spalletti schiera il 4-3-3 con Malcuit a destra e Di Lorenzo a sinistra. Anguissa tra Fabian e Zielinski, davanti Lozano Osimhen e Insigne che arretra spesso e volentieri.

Il primo tempo del Napoli è in crescendo. Ma è come se mancasse di convinzione. Certamente manca la mira. Di Osimhen abbiamo detto. Zielinski gira il remake di Inter-Napoli di tre anni fa (Spalletti sulla panchina nerazzurra) e da due metri non riesce a segnare. Insigne tira a giro fuori e alza una punizione. Malcuit riceve un pallone invitante da Osimhen ma inspiegabilmente il francese tira alla non si sa come. L’elenco è lungo, c’è anche un bel cross di Malcuit con colpo di testa centrale di Lozano.

Nel secondo tempo, il Napoli ha il pallino del gioco. Ma incassa due volte il 2-0 (la prima annullata al Var per fuorigioco) e quando ci si sta preparando per il solito copione dell’occasione sprecata, Osimhen rifiorisce. E cambia tutto. Perché hai voglia a giocare bene: se non fai gol, non lasci il segno. Ha il merito di non arrendersi. E quando una squadra sa soffrire, nulla le è precluso.

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