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Quando il cinema ruba il posto alla camorra, in attesa di una Cinecittà napoletana

L’adrenalina della scena contro quella del crimine. il sogno di un festival, anziché una ricchezza da incubo. Stupida l’obiezione del cinema educativo

Quando il cinema ruba il posto alla camorra, in attesa di una Cinecittà napoletana

Succede quando le luci e le storie di Gomorra con relativi sequel invadono il campo delle camorre con una cascata di fiction e di una leva di giovani attori di strada prima sconosciuti. Ora calcano le scene disegnate da Paki Meduri, costumi firmati da Veronica Fragola. Tutto cinema da fare invidia ai copioni neorealistici del crimine di periferia, dove c’entrano la droga, l’adrenalina, i soldi, la potenza.

Che succede? Succede che, se  si vuole estirpare il crimine entrato nel cuore e nei “compensi” di giovanissimi balordi, occorre che la società dello spettacolo faccia la sua parte e offra il cinema in cambio del crimine. Le associazioni, i preti, gli appelli, i giusti ricordi delle vittime innocenti non valgono un film prodotto e girato nella città del capitale umano sprecato e fin qui inoperoso se non nel delitto.

L’audiovisivo è Napoli.

Voglia di nuovi soggetti, regie, scritture, fotografia, lavoro di cui potersi vantare, esibendo personaggi criminosi da fiction, anziché killer veri.

Insomma, il sogno di un festival, anziché una ricchezza da incubo. Stupida l’obiezione del cinema educativo. Si vorrebbe che sia esaltata la grande bellezza della città e non le sue periferie. Un passatempo per turisti. E, invece, quello che fa viva Gomorra e Capri, cinema e fiction, i Bastardi di Pizzofalcone e l’Amica geniale è il capitale umano. In attesa di un segnale, di una Cinecittà napoletana che trasformi una generazione di killer, in una  di attori.

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