Eugenio Bennato: «De Filippo venne a sentirci nel ’72 e disse: ‘Quando c’è il popolo dietro non si può sbagliare»

Intervista al Fatto per la reunion della Nuova Compagnia di Canto Popolare: «Era già una leggenda, ma si incuriosì e venne a vedere quello che facevano dei ragazzi della sua città» 

eugenio bennato

Il Fatto Quotidiano intervista Eugenio Bennato. Dopo quarant’anni torna a suonare insieme a Giovanni Mauriello e Patrizio Trampetti, in una reunion della Nuova Compagnia di Canto Popolare in ricordo di Corrado Sfogli e Carlo D’Angiò, recentemente scomparsi. Parla della musica popolare.

«La musica popolare, se viene reiterata come in un museo, si esaurisce: deve essere collegata alla storia, alla realtà. Se non ci fosse venuto in mente di parlare di briganti la nostra musica sarebbe finita. Partendo dalla tradizione popolare si va nel presente per proiettarsi nel futuro. Venti anni fa l’Italia non era nei festival internazionali della world music, così come invece erano presenti la Spagna col suo flamenco e il Portogallo col suo fado. Adesso esiste anche la taranta, esiste anche la musica del Sud Italia e la chitarra battente è entrata nel novero degli strumenti pregiati per l’attività concertistica».

Nel lancio della Compagnia ebbe un ruolo anche Eduardo De Filippo. Bennato ricorda un aneddoto.

«De Filippo venne a sentirci nel ’72 al Teatro Esse di via Martucci, a Napoli. Dopo il concerto, nei camerini, senza esibirsi in elogi o frasi fatte ci disse: “Quando c’è il popolo dietro non si può sbagliare”. Dopodiché ci portò nel suo teatro, il San Ferdinando, per presentarci al suo pubblico, e poi sempre nel ’72 ci portò al Festival dei Due Mondi di Spoleto: al bar c’era Samuel Beckett che parlava con Luchino Visconti. Era presente tutta la cultura europea. È stata incredibile la capacità di quell’uomo, che era già una leggenda, di incuriosirsi e andare a vedere quello che facevano dei ragazzi della sua città».

 

 

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