Edith Bruck: «In Italia c’è troppa tolleranza verso i fascisti e questo non me lo spiego»

La scrittrice sopravvissuta all'Olocausto, a La Stampa sul caso Durigon e non solo: «Siamo sempre noi vittime che dobbiamo protestare, gridare, denunciare. Gli altri dove sono? Gli italiani non dicono nulla?»

Maglia fascista tifosi Lazio

Db Torino 25/08/2018 - campionato di calcio Serie A / Juventus-Lazio / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: tifosi Lazio ultras

La Stampa intervista Edith Bruck la novantenne scrittrice e poetessa ungherese naturalizzata italiana. A 12 anni fu deportata ad Auschwitz, poi a Dachau e Bergen Belsen. La sua famiglia venne distrutta. Lo spunto è la proposta del sottosegretario leghista  all’Economia Durigon di intitolare il parco di Latina (oggi denominato Falcone e Borsellino) ad Arnaldo Mussolini fratello di Benito.

«È l’ultima follia della destra. È apologia del fascismo, non lo possono fare. Ma siamo sempre noi vittime che dobbiamo protestare, gridare, denunciare. Gli altri dove sono? Gli italiani non dicono nulla? Vogliono che torni l’epoca più buia? Come si può pensare di intitolare qualcosa a Mussolini, c’è troppa indifferenza in giro. La gente dovrebbe scendere in piazza e protestare».

La Germania è l’unico Paese che in qualche misura si è confrontato con il proprio passato, a differenza dell’Italia. Non parliamo della Polonia e dell’Ungheria che sono tornate ad essere delle dittature dove rivive l’antisemitismo. Nonostante la Germania si senta in colpa, sono cresciuti nuovi gruppi neonazisti, però le autorità sono più severe. In Italia no, c’è troppa tolleranza verso i fascisti e questo non me lo spiego».

«I fascisti hanno alzato la testa, eppure sembra che nessuno se ne accorga. In Europa soffia un vento nero».

 

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